Novena a Santa Teresa

 

Sorelle carissime,
sta per iniziare la Novena che ci prepara a celebrare, attraverso la nostra testimonianza, il dono che Santa Teresa è per la Chiesa e in particolare per ognuna di noi.
La Novena ha lo scopo di rianimarci in ciò che è lo specifico del nostro essere consacrate Figlie del Sacro Cuore di Gesù in questo oggi in continuo cambiamento e per questo tanto sfidante. Penso risuoni nel nostro cuore l’incontro che abbiamo vissuto per la consegna del Documento capitolare che, sono certa, già stiamo approfondendo per fare nostri e quindi vivere i contenuti essenziali.
Ho pensato che per meglio assimilare i doni che il Documento ci offre possiamo riviverlo nella Novena ripercorrendo con i due discepoli di Emmaus le tre tappe del loro peregrinare, tappe molto simili al nostro peregrinare segnato da delusione, ripensamento e ritorno a Lui.

                                                                           **********
1^tappa:
A partire da…
Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto (Lc.24,13-14)


a) I due discepoli delusi, tristi, sconsolati decidono di tornare alla loro vita.
- Le mie delusioni, le mie tristezze le metto nel Cuore di Gesù come scrive Santa Teresa :”Confessati al Sacro Cuore. Egli stesso si diletta di purificarti, di mondarti, di abbellirti l’anima. Sta sicura che Egli ti toglierà il cuore e ti darà il Suo” (dalle lettere Bg 14 luglio 1835)
b) Parlano dell’accaduto, delle loro speranze deluse.
- Nel mio pensare, parlare, non mi fermo alla cronaca, ma provo a leggere gli avvenimenti alla luce della Parola “La lettura orante della Parola interpella, orienta, plasma la loro vita di Consacrate, apre alla realtà del mondo, fa cogliere e rispondere alle sfide con l’amore del Cuore di Gesù” (Cost. N°69)
c) Ma arriva il terzo.
- Mi impegno ad accogliere le sorelle, ogni sorella con il cuore che sa ascoltare, comprendere. Scrive la Fondatrice:” Gl’interessi di ciascuna siano a tutte comuni: siano divisi fra tutte i piaceri e le afflizioni di ciascuna. Confortatevi, sollevatevi e consolatevi, vicendevolmente, con santo amore di carità…”
( L. Dov. I: Mezzi per mantenere la carità)
Preghiamo:
Resta con noi Signore perché si fa sera.
La sera del dubbio, o Signore,
in cui ogni certezza sembra franare
e lasciare un vuoto inquietante di un andare senza meta;
la sera della crisi, della delusione, di fronte a progetti falliti,
la sera della solitudine, pur in mezzo a tanta gente,
perché manca la pace del cuore, confuso e al buio senza la tua luce;
la sera di una vita tirata a campare, tra miraggi effimeri,
affannosamente cercati, ma alfine deludenti.

**********

2^ tappa
Ritorno… E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferisce a lui (Lc. 24,27)


a) Dice loro la verità del loro cuore.
- Mi domando se sono “una donna di dura cervice” cioè: non voglio pensare alle meraviglie che il Signore ha operato e continua ad operare in me, attorno a me, nella mia comunità, nella mia Provincia, nonostante me. Leggiamo nella lettera che Santa Teresa scrive il 1° maggio 1848: “Siamo nella mani di un Dio troppo buono per temere che ne venga male: anzi, siamo certe per fede, che Dio dispone il tutto al meglio della sua gloria, e al vantaggio migliore dei suoi eletti”
b) Lungo la strada Gesù celebra la liturgia della Parola, li istruisce donando loro il senso profondo di ciò che è successo: la realizzazione della volontà di Dio.
- Oggi leggerò e vivrò ogni avvenimento alla luce della volontà di Dio che è sempre segno d’amore per me e per l’umanità. Scrive S. Teresa: ” ...prendi il tutto dalle mani di Dio, anzi dall’amorosissimo suo Cuore, e tutto riuscirà facile, soave e dolce…”
(Lett. del 5 gennaio 1840)
c) Il cuore dei due cambia: da cuore di pietra diventa cuore di carne
- Gesù è nel mio cuore, ma è anche nel cuore delle mie sorelle che oggi sono invitata a : ” tutte riguardarle, quali sono, anime dilette di Dio, Spose di Gesù Cristo, e, come tali, venerarle dentro di voi e onorarle coi vostri modi” (L. Dov. I, Mezzi per mantenere la carità)

Preghiamo:
Resta con noi Signore perché il giorno volge al declino:
il giorno della giovinezza e della vecchiaia;
della gioia e del dolore;
del successo e del fallimento;
della salute e della malattia; il giorno della nostra vita,
vigilia della tua Pasqua.

**********

3^ tappa
Verso dove…
…e partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme… ( Lc. 24,33)


a) I due, senza indugio, tornano a Gerusalemme per raccontare…
- Vivo la giornata di oggi nella lode e nel ringraziamento al Signore che mi salva sempre, mi dona se stesso nell’Eucarestia e faccio memoria della cose grandi che Lui ha operato in me ripetendo il ritornello del salmo 145: “O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.”

b) La missione inizia.
- Se ho capito davvero che Gesù è Colui che conosce la verità piena del cuore di ogni uomo, per il quale ha donato la Sua vita, non posso restare indifferente dinanzi a tanti fratelli che vivono, lavorano, soffrono e muoiono senza averlo incontrato: la mia missione oggi è meditare, custodire ciò che le mie Costituzioni al N°36 dicono: “Fondano la loro identità missionaria nel mistero del Verbo Incarnato, - che passò facendo del bene a tutti - per la gloria del Padre, divengono prolungamento della sua umanità nella storia e cooperano con Lui all’opera della salvezza. Il loro primo apostolato è la testimonianza della vita consacrata.”

c) Cristo è risorto!
- Come i discepoli di Emmaus, riconosciuto il Signore, corrono nella notte per annunciare che Cristo è vivo, cammina sulle strade degli uomini, spezza il pane per loro, anch’io corro per annunciare che il Signore risorto è presente, cammina con me e mi conduce verso il Padre. Nella lettera del 31 marzo 1844 Santa Teresa scrive: ” Nella santa Pasqua si risorga con Gesù, e lo spirito sia allegro, l’anima sollevata, confortato il corpo e ferma la volontà in una vita migliore. Coraggio e confidenza in Dio”


Preghiamo:
Resta con noi, Signore,
per rinnovare nel profondo di noi stesse l'ardore del cuore;
per capire che l'unica vita riuscita
è quella trasformata in segno della tua presenza,
accanto a tanta gente delusa e mendicante amore;
la vita capace di esplodere nella gioia
di dare la grande notizia:
Davvero Cristo è risorto!

**********

Sorelle carissime, in questa Novena proviamo davvero a ripercorrere con i due discepoli di Emmaus le tre tappe che li hanno portati a riaffidarsi a Colui che tutto può e ad annunciarLo risorto perché anche noi alla luce di ciò che preghiamo, meditiamo, conserviamo nel nostro cuore, possiamo diventare sempre più testimoni credibili dell’Amore che salva. Alla nostra Santa Fondatrice chiediamo reciprocamente il dono dell’ascolto profondo della Parola perché diventi sempre più vita della nostra vita. E allora, Buona Novena con l’augurio che la nostra festa abbia il sapore della Parola che trasforma la nostra vita e la rende sempre più simile a quella di Gesù.    

                                                                                          Suor Lorenza Morelli
                                                                                           Superiora Provinciale
                                                                                                 Verona,15 ottobre 2014

....in preparazione alla Festa di Teresa.....

  

__________________________________________________________________________


“Mie Care, voi sapete che in Società ho bisogno di sante:
dunque nulla più mi sta a cuore che la vostra santificazione”.
(Dagli Scritti di S. Teresa Verzeri)

 

Sorelle carissime,
mentre ci avviciniamo ai giorni che segnano l’inizio della Novena in preparazione alla Festa di Teresa, mi ritrovo spesso a pensare e a pregare per ognuna di voi e per la vita della nostra Congregazione con il desiderio profondo che la nostra presenza nella Chiesa e nella storia odierna possa essere un “piccolo granello di senape” che fermenta e dona senso a noi e a quanti incontriamo sul nostro cammino. Le situazioni, spesso drammatiche, che i nostri fratelli vivono e soffrono, in varie parti del mondo, non possono lasciarci indifferenti o chiuse nei piccoli e, talvolta, falsi problemi che opponiamo al dono incondizionato di noi stesse a Dio e ai fratelli. Siamo chiamate per vocazione a lasciarci interpellare dalle “povertà vecchie e nuove” e, “animate dalla carità del Cuore di Gesù a vivere la nostra consacrazione a Dio nella comunione di vita con le Sorelle e nella disponibilità a farsi tutte a tutti fino al dono della vita” (Cs. 5).
Per questo abbiamo bisogno di coltivare la relazione di amore e adesione al Signore nutrendoci della Sua Parola e del Pane di Vita in una rinnovata esperienza di condivisione fraterna vissuta nella “benevolenza le une verso le altre, nella misericordia e nel perdono vicendevole, come Dio ha perdonato a noi in Cristo”. Ef. 4,32 Solo così, care Sorelle, saremo testimoni credibili del Signore Gesù e potremo ritrovare il “fascino” della nostra chiamata ad essere FSCJ, come i nostri Fondatori ci hanno pensato, risvegliando in noi l’entusiasmo e l’interesse per la missione che Lui ci affida ogni giorno.
Abbiamo bisogno di recuperare la gioia della nostra consacrazione a Dio, di “camminare, come dice Papa Francesco, con quella virtù che è una virtù pellegrina: la gioia!». La bellezza e l’attrattiva della vita consacrata, infatti, è data dal permanere nella gioia che trova la sua radice nell’ascolto credente e perseverante della Parola di Dio. (cfr. Lettera Rallegratevi).

Il ritorno al Vangelo, a cui ci richiama il Documento del XXVIII Capitolo Generale, ci offre l’orizzonte per rimanere alla scuola del Maestro, della Sua Parola di Vita, ad accettare di lavorare nella sua vigna, aperte al “bene possibile” per realizzarlo insieme, a “misurarci con certezze provvisorie, con situazioni nuove, con provocazioni in processo continuo, con istanze e passioni gridate dall’umanità contemporanea”, rimanendo fedeli al Signore e a proseguire nel “cammino di comunione e di discernimento per scrutare l’orizzonte della storia ed essere dono nei tanti crocevia del mondo e delle culture” (cfr. Lettera Scrutate). Con questa disponibilità di cuore e di mente rimaniamo aperte e creative, nell’Anno dedicato alla Vita Consacrata, come occasione propizia per risvegliare in noi la chiamata a vivere la Grazia della santità nei frammenti della nostra debolezza e provvisorietà. Santa Teresa, alla cui intercessione ci affidiamo, ci ottenga dal Cuore di Gesù tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per camminare la via della santità.
A tutte auguro Buona Festa. Con affetto.

                                                                                                   Suor Beatrice Dal Santo
                                                                                                   Superiora Generale
                                                                                                   Roma, 14 ottobre 2014


                                                                                             

                                                                                              

 

 

da Pontecorvo dopo 139 anni...

Le Figlie del Sacro Cuore di Gesù
salutano la Città

 

 

 

Saluto della Madre Provinciale,

Sr Lorenza Morelli,

alla popolazione di Pontecorvo

29 maggio 2014

 

 

 

     Eccellenza reverendissima, Monsignor Gerardo Antonazzo, Rev. ndi Sacerdoti, Suore, Autorità tutte qui presenti, amici e parenti delle nostre suore, abitanti di questo paese: a voi il grazie per essere qui questa sera con noi.
Insieme abbiamo reso lode al Signore per il bene, che con la sua grazia le nostre sorelle hanno potuto realizzare in questi 139 anni di presenza in questa realtà. La S. Messa, che abbiamo appena celebrato, è stata un rendimento di grazie per ciò che il Signore ha operato ed opera nella storia di ognuno di noi e quindi nella storia della realtà che ci troviamo a vivere. E oggi, in particolare, ci troviamo a celebrare le meraviglie che il Signore ha compiuto attraverso la disponibilità di tante F. S. C. che hanno donato il loro tempo, e perché no, la loro vita per l’educazione di tanti giovani a loro affidati.
     Non possiamo non pensare a quel lontano maggio 1875, quando un gruppetto di nostre sorelle, accompagnate da Madre Elena Ottini, diedero inizio all’opera, che si è poi prolungata nel tempo, di accoglienza di fanciulle bisognose di affetto, di istruzione. E questa apertura, leggiamo nelle Memorie dell’Istituto, ” fu per opera di un certo Sig. Giuseppe Pellegrini di Pontecorvo che in esecuzione dell’ultima volontà d’un suo fratello, recentemente trapassato, desiderava aprire nel suo paese natale , un orfanatrofio per le fanciulle povere, ed offriva perciò alle Figlie del S. Cuore, di cui prediligeva l’Istituzione , la stessa sua casa e un bel capitale”.
     Gli inizi non furono facili, ma le difficoltà e l’amore con il quale sono state affrontate sono scritti in cielo e sono stati di stimolo e coraggio a continuare per tanto tempo un servizio importante per il bene della Chiesa quale è la formazione della mente e del cuore dei giovani. Non possiamo non fare memoria, in questo momento ciò che
avvenne il 1° novembre 1943: leggiamo sempre nelle Memorie dell’Istituto che “la cittadina di Pontecorvo fu presa di mira dagli Americani, alle ore 10 del giorno dei Santi: fu colpita in pieno e ridotta ad un mucchio di macerie. Anche la casetta nostra ebbe la stessa sorte, seppellendo nelle sue rovine tutte le religiose di quella comunità” Sono 17 le sorelle morte in quella circostanza che riposano nel cimitero di Pontecorvo visitate spesso, ancora ora, da parenti, amici o persone riconoscenti. Ma lo zelo per l’educazione non ha fermato le F.S.C., convinte che “l’educazione è ministero altissimo”, come scrive la nostra Fondatrice, e appena possibile, ripresero a lavorare dando avvio all’ attuale costruzione che accolse tante bambine/i, ragazze/i, molte delle quali ora già madri padri e anche nonne/i che hanno donato e donano ai loro figli ciò che hanno ricevuto dalla vicinanza calda e premurosa delle nostre suore.
     Ciò che si semina con sofferenza e amore resta e porta frutto. E’ la logica del Vangelo “..se il chicco caduto in terra muore porta frutto…” La vita vera nasce dal dono libero, gratuito ed accogliente ed è quello che per 139 anni le nostre Sorelle hanno vissuto chi nelle retrovie e chi assumendo in prima persona la responsabilità di un compito tanto importante e sfidante come è quello dell’accompagnare la crescita dei ragazzi.
     Alla popolazione tutta di Pontecorvo, alle autorità presenti, il nostro grazie sentito per il bene, l’affetto e la stima che hanno dimostrato verso le nostre Sorelle, e vi chiedo di continuare a voler bene loro accompagnandole con il ricordo e l’affetto, ma soprattutto testimoniando, ed è l’augurio che vi faccio, con il vostro modo di essere e vivere ciò che avete ricevuto in dono dalla vicinanza attenta e cordiale delle vostre suore. Grazie ancora di cuore per tutto.

Una testimonianza……
Pontecorvo 31 maggio 2014

Ricordo ancora la tristezza che entrava nel mio cuore quando dalla strada si vedeva “ la punta del collegio“.
     Quanto tempo sarebbe passato prima di ritornare a casa! Come era dura la prima sera, ogni volta che si rientrava tra queste mura quasi tutte noi piangevamo nel nostro letto. E poi… nei giorni successivi c’era una strana normalità… quella che tutti abbiamo nelle nostre case. Quelle camere, i bagni, il refettorio, il famoso stanzone diventava nostro e quell’immenso edificio ad un tratto diventava casa nostra. Qui ci sentivamo al sicuro. Tante di noi hanno imparato qui a dire grazie, per favore, e scusa…
     Qui abbiamo imparato che si può mangiare insieme patatine e salame, la saporita, il budino con la verdura e perché no, anche la nutella a merenda in cui c’era un solo cucchiaio e troppe bocche per leccarlo. E poi c’erano gli scout, le passeggiate della domenica, le recite di Natale, le feste in cui ognuna aveva il sacchettino delle caramelle con il proprio nome scritto sopra; la televisione il giovedì, gli uffici che cambiavano ogni mese, i gatti da raccogliere col panno di lana, l’infestazione dei pidocchi da superare e poi le 4 ore di studio con il famoso diario sulla cattedra della Sig.ra Maria dove rigorosamente si segnava compito e voto esatto o quasi. Chi può dimenticare il rumore delle tapparelle che alzavano le suore quando venivano a svegliarci. E il suono della campanella!
     Vedo ancora Sr Linda in fondo alle scale con quelle campanelle in mano. Che bei ricordi…. la sosta sulle scale della chiesa, le partite a pallavolo. Sr Maria Antonietta che ci buttava le caramelle dalla sua finestra. I pennini e la calamita per raccoglierli quando cadevano. Il lavoretto a 4 fili di Sr Elisa, il chiacchierino di Sr Ignazia, i ricami e centrini di Sr Teresa, le famose caramelle di Sr Lina, le piante di Sr Maria e i fiori di Sr Palmina. Chi scorderà mai il numero sulla biancheria di Sr Antonietta.
     Qui ho imparato a pulire gli angoli dove Sr Lina metteva il dito e il tavolo di Sr Caterina che se non lo sciacquavi e asciugavi bene restava macchiato. Ho imparato che si potevano incartare i panini con la busta della pasta, ma oltre a queste e tante altre cose ho imparato…. che se le cose le vivi insieme è meglio. Quello che ognuno di noi aveva nel cuore qui era più leggero. Non c’erano differenze, eravamo tutte uguali, avevamo le stesse cose e la stessa famiglia. Non potevamo invidiarci né giudicarci.
     Qui sono nati i ricordi più belli di amicizia e di amore senza secondi fini. Qui abbiamo imparato che anche se non avevamo nulla, avevamo un “amico che ci ama”. Nel mio ricordo rimarrà sempre viva l’immagine di Gesù con le braccia aperte che mi ha accolto la prima volta che sono entrata qui, mentre io e mia sorella avevamo appena imparato a camminare. Quello che io sono, quello che noi siamo lo dobbiamo a questo posto e alle suore che non ci hanno messo al mondo, ma ci hanno insegnato a starci e a viverlo come meglio possiamo. Ci hanno fatto scoprire che anche se siamo soli abbiamo dentro di noi la forza per andare avanti e credere in un futuro migliore.
     Con dispiacere si chiude un capitolo della nostra vita che rimarrà vivo nei nostri ricordi e farà sempre parte di noi e di tutti quei bambini e quei ragazzi che hanno vissuto qui con gioia e anche con dolore e anche se il Collegio si chiude per sempre, sarà comunque stata “casa nostra”.
Daniela Cagnin

La vita di Teresa Verzeri in un libro

Le suore, profetesse del welfare

Fresca di stampa la poderosa biografia 



“ La  luce di Dio nell’oscurità.

  Teresa Verzeri: Vita e opere ”

L'autore Goffredo Zanchi:
“tra le donne bergamasche più grandi della storia,
                       fu anche scrittrice”


Articolo di Carmelo Epis tratto da L’eco di Bergamo 26 maggio 2014

Le congregazioni religiose sono al centro di importanti studi storici, che ne confermano l’enorme influsso in campo ecclesiale e sociale. Infatti, hanno garantito la presenza del cattolicesimo negli strati popolari, consentendo alle suore di inserirsi come protagoniste in attività fino ad allora precluse al sesso femminile e di favorire il dialogo in un’epoca di scontro esasperato fra Stato e Chiesa. Ma anche in campo economico: infatti lo sviluppo di intere aree del Nord Italia è stato favorito dalle scuole professionali e di alfabetizzazione avviate dagli istituti religiosi.
     La vasta opera sociale (scuole, ospedali, ospizi, oratori) ha contribuito attivamente al miglioramento della società, ciò che oggi chiamiamo welfare. Anche la Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore, fondata da Santa Teresa Eustochio Verzeri, di cui è freschissima di stampa la poderosa biografia «La luce di Dio nell’oscurità. Teresa Verzeri: vita e opere» (Città Nuova editrice, pp. 1.012), scritta da monsignor Goffredo Zanchi, docente di Storia ecclesiastica nel Seminario diocesano e alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, già autore di numerose opere storiche, fra cui la biografia di due Fondatori bergamaschi (Della Madonna e Geltrude Comensoli).

Una donna nata capo
Il volume è stato presentato giovedì sera alla Domus Alexandri na, alla presenza, fra gli altri, dell'autore, della Superiora Generale Madre Luciana Welponer e di mons. Gianni Carzaniga, prevosto di S. Alessandro in Colonna, che per l'occasione ha esposto il registro in cui figura il Battesimo della Verzeri, definita da mons. Zanchi «una delle donne bergamasche più grandi della storia di Bergamo per essere stata non soltanto una grande Fondatrice di un Istituto, ma anche una grande scrittrice per stile letterario e spiritualità. E stata una donna nata capo, una fondatrice che denota grande intelligenza, personalità e capacità, anche quando sperimenta, per vari motivi, sia quell' “assenza di Dio" che ha provato Teresa di Calcutta e negli “anni terribili” in attesa del riconoscimento dell'istituto, sia quell' “aridità di vita" del suo contemporaneo Giacomo Leopardi».
    Teresa Verzeri nasce a Bergamo il 31 luglio 1801 in una famiglia aristocratica. Entra tre volte nel monastero benedettino di Santa Grata in Città Alta per poi uscirne: la prima perché troppo giovane; la seconda per tentare di guidare una scuola per ragazze povere al Gromo, aperta dal canonico Giuseppe Benaglio, esponente del Collegio Apostolico e una delle figure più prestigiose del clero bergamasco dell’epoca; la terza volta, definitiva, per dare inizio, l’8 febbraio1831, alla Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù insieme al Benaglio. Il progetto è una sintesi fra contemplazione e impegno nel mondo con l'alfabetizzazione delle ragazze povere, uno dei bisogni più avvertiti dell'epoca.
     I promettenti esordi sono però segnati dalla freddezza del Vescovo Carlo Gritti Morlacchi. Forse perché favoriva una linea teologico – pastorale tardo giansenistica che si discostava da quella gesuitico - romana in cui si riconosceva il Collegio Apostolico e la maggioranza del clero bergamasco, il Vescovo dice alla Verzeri di «non esservi bisogno di nuovi ordini religiosi, dato che la Diocesi ne era già sufficientemente provvista». Teresa Verzeri si vede costretta a trasferire la Casa madre a Brescia, continuando il cammino e facendo conoscere la sua pedagogia educativa che si compendia nella dolcezza. Le Costituzioni sono approvate da Gregorio XVI nel 1941 e definitivamente da Pio IX nel 1847. Dopo una vita tanto combattiva, Teresa Verzeri si spegne cinquantenne il 3 marzo 1852 a Brescia. Nel 1854, con la nomina del nuovo vescovo Pierluigi Speranza, la Casa madre torna al Gromo di Bergamo Alta.

Tanto ancora da scrivere
Pur con la mole della biografia, mons. Zanchi ha sottolineato che “tanto c’è ancora da studiare e indagare su questa Fondatrice”, aggiungendo: “Le Religiose hanno fatto molto nelle parrocchie e nella Chiesa locale. Purtroppo ce ne accorgiamo soltanto oggi con il calo dei numeri delle suore”.
Al termine, suor Rosi Capitanio ha presentato la “Rassegna bibliografica ragionata” sull’Istituto.

Carmelo Epis

Comunità educanti verso nuove sfide

Sabato 17 Maggio 2014, si è svolto a Verona, in Casa Provinciale, il consueto incontro di fine anno pastorale dei Gestori e dei Responsabili didattici, educativo – formativi ed amministrativi che, nello spirito di Santa Teresa Verzeri, lavorano per la crescita dei ragazzi/e nelle nostre Scuole di ogni ordine e grado e in tutte le altre realtà educative: Pensionati, Convitto, Case Famiglia.
     L’argomento di grande attualità: “La questione del Gender tra antropologia, ideologia e sfide educative“, è stato affrontato e sviluppato dal Don Giampaolo Dianin, Rettore del Seminario di Padova e Docente di Teologia Morale.
     L’astrazione teorica e ideologica della questione “gender” esige che venga distinta nettamente l’identità sessuale (cioè la consapevolezza di appartenere al sesso maschile o femminile, biologicamente intesa) dall’identità del “Genere“. Questo significa che, sul piano pratico, essere maschio o femmina può essere totalmente slegato dal diventare uomo o donna.
In questa prospettiva, l’esercizio del diritto di autodeterminazione implica che ogni persona possa scegliere a quale genere appartenere e quale tipo di comportamento sessuale praticare. Si viene così ad assistere, in un mondo globalizzato, al sorgere di particolarismi, che segneranno e già segnano il modo di vivere, di decidere della propria identità e di relazionarsi col mondo e tra gli individui.
     Tutto ciò in una prospettiva di esasperazione della libertà individuale e del soggettivismo, per cui non c’è posto per l’etica, in quanto il soggetto, superando il confine del patrimonio dei valori condivisi, è protagonista della moralità.
     Il “Gender“ è il rifiuto dell’identità, una sorta di indifferenziazione; ma la vera uguaglianza tra le persone non è livellamento, è dialogo senza eliminazione delle differenze che, anzi, sono ricchezza, l’unica ,perché l’essere e l’esserci è dono, la vita ci precede, ha le sue leggi e diventa piena solo se è coerente con la sua essenza.
     La Chiesa, prendendo a cuore il problema, ha riproposto con forza la visione cristiana, recuperando il testo biblico come radice di senso della vita.
La relazione di Don Giampaolo è stata accolta e valorizzata all’unisono; non è mancata da parte sua un’ulteriore opportunità di approfondimento e delucidazione nel raccogliere le domande postegli dagli Educatori. Nelle risposte ha dato importanza ai loro quesiti; ha animato al rispetto delle differenze personali, sottolineando il valore dell’amore come dono di sé nel rapporto educativo, che accetta la fatica di vivere oggi nella complessità e nella necessità di non discriminare alcuno.

La giornata è proseguita con un gustoso momento conviviale e, nel pomeriggio, dopo aver dedicato il lavoro suddiviso in gruppi di interesse alla verifica dell’obiettivo educativo di quest’anno pastorale, è stato lanciato il tema formativo del prossimo anno che, a conclusione della programmazione triennale, ci metterà nell’ottica e nel desiderio di riabitare la terra riscoperta come dono che il Creatore consegna alle creature perché lo amino e lo custodiscano

suor Giovanna Fiori fscj

Pagina 11 di 16

Vai all'inizio della pagina