Grande Festa

Una grande festa per la Comunità Religiosa

Una celebrazione emozionante quella che abbiamo vissuto sabato 6 maggio nella comunità di Bergamo bassa.
Sr Ancy ha pronunciato il suo “Si” definitivo nella nostra Famiglia Religiosa.
Quanti sguardi, sorridi, incontri; quanta commozione e quanti gesti hanno segnato la nostra Comunità per questo grande Dono.
Il Signore ama la sua Chiesa e non smette mai di stupirci e di regalarci gioie grandi.
A noi il compito di fidarci e affidarci sempre, proprio come ha fatto anche Santa Teresa quando ha pensato e guidato la nascita del nostro Istituto.
Che Dio sia sempre la tua guida, Sr Ancy, e che ogni giorno e per sempre tu possa rinnovare il tuo Sì nelle sue mani.

   

... NON POSSIAMO DIRTI ADDIO...

Non possiamo dirti addio, sr Flavia.

Non possiamo, perché in queste ore ci sembra di rintracciare la tua orma silenziosa e solerte in qualche angolo della casa. Ci è sembrato di scorgerti nel tuo studio, curva sui conti o su di un libro di cucina, in sala da lavoro a dire parole incoraggianti e ad ascoltare. Sei stata, innanzi tutto Sorella per noi e per tutti quelli che hai incontrato, balsamo per l’anima e per il corpo, rifugio nelle ore in cui la paura tratteneva dal pensare al futuro.

Donna di poche parole, donna di parola, se le mura del tuo ufficio potessero parlare, racconterebbero di come il tuo dire diretto, riguardoso, benevolente è stato mille volte balsamo, mille volte traduzione concreta di un modo di educare che fa liberi, perché il tuo sorriso, spoglio di giudizio, sapeva scandire il tempo della consolazione e quello dell’impegno.

Ti rivediamo in tante nostre case, china sulle carte e sulle persone, quasi a venerare la bellezza, a rintracciare la tenerezza di quel Dio che hai sempre servito per primo, col coraggio di lasciarlo in chiesa per andare a ritrovarlo nel cuore e nel corpo di chi soffriva… in tanti luoghi ti rivediamo e sappiamo che dove tu hai seminato briciole di memoria, qualcun altro raccoglierà ceste di riconoscenza.

Non vogliamo dirti addio, ce lo impediscono la gratitudine di tante Figlie del Sacro Cuore che con dedizione, amore e competenza hai servito nei giorni belli e nei giorni gravati dalla preoccupazione, rimanendo accanto, spiando compiaciuta ogni minimo ritorno alla speranza, la gratitudine di tante persone che sapevi sostenere con quell’inconfondibile mitezza tutta tua, che mai ti ha abbandonato, e che rendeva più lievi anche i momenti più gravosi. La tua confidenza in Dio, sorprendente, spesso otteneva l’effetto di far ritrovare confini precisi per le cose da nulla, e orizzonti sconfinati per quelle importanti.

Non possiamo dirti addio, ce lo impedisce l’esserti sorelle, un vincolo che ci unisce non solo nella fede, ma nella certezza di una possibilità: si può essere sorelle, ce lo hai insegnato tu, si può vivere da sorelle senza rinunciare alla libertà, mettendo in gioco la propria perché gli altri abbiano vita, si può essere sorelle al di qua e contemporaneamente al di là del tempo e dello spazio. Ora che hai trovato casa nel Cuore di Dio, che sai che cosa vuol dire eternità, prepara anche per noi stanze in cui possiamo pian piano abituarci a vivere per sempre, a superare il dolore dei distacchi temporanei, ad accogliere la sconcertante semplicità di un Dio che sì, era morto, ma ora vive per sempre, che ama attraverso l’assenza, che custodisce attraverso la lontananza.

Non possiamo dirti addio, sr Flavia e, per ogni volta che vorremo parlare con te, ci diamo appuntamento nel Cuore di Gesù.

... 190° DI FONDAZIONE...



 190° di Fondazione dell’Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù
 
"Tu, o Dio, non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie”.
E’ vero: lodare e glorificare Dio fa bene, anzitutto, a noi.
L’8 febbraio 1831, a Bergamo, è nata la nostra Congregazione, dall’intuizione di mons. Giuseppe Benaglio e dalla tribolata disponibilità della Fondatrice, S. Teresa Verzeri.
Da allora, la terra ha dato il frutto.
Riconoscerlo è gesto di umiltà e confessione di verità, un realistico sguardo alla vita qualche volta incoraggiante e promettente.
Ci siamo ritrovate, da più Paesi, in Città Alta per scrutare il miracolo della terra e dei suoi semi, il calore dei fuochi accesi, nelle vite consumate dalla carità, la danza del vento e il suo soffio su un profetico piccolo gregge, il flusso generoso dell’acqua, benedetta da decenni di storie e di volti. Perché niente è santo se a segnarlo non è l’eterna passione di Dio a plasmare delle vite con la sua stessa santità .
Abbiamo ammirato l’ardore degli inizi, ma anche il nostro di povera gente, felicemente raggiunta da Cristo e ancora incantata dalla vicenda umana e spirituale di Teresa, che è dentro la storia di ognuna di noi.
Un pomeriggio a ricordare, a chiedere Grazia, a sognare… che il miracolo della terra continui, anche solo nella pazienza della semina.
sr G.L.

...A 70 ANNI...

70 ANNI FA LA PRIMA SEDE UNIVERSITARIA DI VERONA NELLE AULE DELL’ISTITUTO SEGHETTI
“Non sempre la storia rende fragile ciò che tocca,
in questo evento ha reso forte il profumo e la presenza della cultura in Verona”.

Queste le parole di apertura di Suor Daniela Perina FSCJ dell’evento che si è celebrato presso l’Istituto Seghetti il 29 gennaio 2021 alla presenza delle massime autorità civili ed ecclesiastiche.
L’evento seguito in diretta da tutti gli studenti dell’Istituto, ha certificato la nascita 70 anni fa della sede universitaria in Verona, che ha visto come protagonista anche Guido Gonella, all’epoca ministro dell’istruzione, che in pieno dopoguerra ha anticipato idee per posare pietre di sapere su cui far camminare il futuro. 
Dall’analisi di alcuni documenti storici dell’epoca, in effetti un semplice quadernetto sul quale le suore annotavano la storia della città, del Seghetti, della società civile, emerge con molta sobrietà e un pizzico di ironia, l’apertura della libera scuola di storia e di scienze sociali.
Con calligrafia minuta e precisa si legge al 27 gennaio 1951 “ i giornali cittadini annunciano la nascita della scuola libera di scienze sociali e storiche che terrà sue adunanze nell’aula magna dell’Istituto…sorride la Madre superiora e con permesso della Rev.ma Madre Generale, consente per due ore al giorno di lasciar occupata la loggia”.
Con benedizione del S. Padre e del Vescovo, il giorno 29 gennaio 1951 si tiene la prima lezione della scuola libera. Il quotidiano dell’epoca l’Arena, plaude alla nascita di questa scuola. Viene letto anche il messaggio di Mons. Grazioli che definì lo scopo di apertura di tale scuola: “ al di sopra dell’uomo a guidare gli eventi, a orientare la scuola verso un superiore destino di bene, sta Dio.
E ci sembra che la scuola veronese abbia capito”. Mentre la celebrazione dell’evento volge al termine, Suor Daniela fa sintesi del messaggio educativo del carisma della Fondatrice, S. Teresa Verzeri: il cuore dell’uomo è sempre quello, attraversando i secoli, e si fa sempre più necessario e cogente portare i giovani a guardare oltre, più in là, oltre ciò che appare irreversibile e invalicabile per dare un futuro diverso e migliore ai ragazzi e al pianeta.

L’Istituto si mantiene come baluardo di educazione cristiana per incrociare i bisogni dei giovani e formarli come persone dedite al bene degli altri e della città perché, come diceva Don Milani, “il sapere serve solo per darlo”.
Per guardare al di là delle nuvole nere che gravano sul nostro futuro e dissiparle con la fede dono di Dio, viene data la parola ai più grandi nel regno dei cieli che si riconoscono nei più piccoli.
Ed ecco la recita solenne e composta dei bambini della classe 5^ elementare che omaggiano i presenti con una poesia tutta veronese di Tolo Da Re-

“ El sospira,
el capisse,
el lassa un testamento:
le me aque a la gente veneta,
a Verona l’anima mia.
Desso l’è in agonia:
el rantola,
el se sbianca, el se tàca a la tera,
el spalanca la boca
come par saludar.
Ormai l’è quasi mar.
Eco, desso l’è mar.

Con l’ultima strofa di Tolo Da Re che ci immerge in tanta veronesità e suggella il valore del sapere nel respiro del cammino educativo …il naufragar m’è dolce in questo mare!
Elena Toso -insegnante

 

...DOPO CIRCA 20 ANNI...


Nembro -Bergamo-

Il saluto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù alla Comunità di Nembro... dopo circa 20 anni al servizio nella Scuola Materna, dell'oratorio, alla Parrocchia, alla Casa di Riposo, alle famiglie.. La vita, tutta la nostra vita, è scandita dal tempo e dai tempi. Anche nella Bibbia leggiamo che c’è un tempo per ogni cosa. Ogni cosa a suo tempo. OGGI, anche per noi, Figlie del S. Cuore di Gesù, è giunto il tempo di lascare questa accogliente e generosa comunità di Nembro. Insieme, abbiamo trascorso, più o meno, una ventina di anni e, in questo momento, penso che in ciascuno di noi qui presenti, in maniera diversa, nel nostro cuore e nei nostri pensieri, si accavallano sentimenti, avvenimenti, emozioni, eventi… forse tanti, troppi, per essere elencati uno ad uno. In questi anni, noi suore, abbiamo prestato il nostro servizio nella scuola, in Oratorio, alla casa di Riposo, nelle famiglie, in Parrocchia. E senza voler escludere nessuna, vogliamo ricordare in particolare suor Nicoletta Andriani, suor Margherita, suor Teresa, suor Fernanda, suor Maria Pia, suor Guglielmina, suor Elisabetta, suor Angela e tante altre che hanno donato un pezzo della loro vita a servizio di questa bella comunità e con noi e per voi hanno percorso un tratto della loro strada.

Ora, vogliamo semplicemente affidarvi due parole:

GRAZIE e SCUSA.

Innanzitutto grazie al Signore per il dono di esserci, per la grazia della vita e della fede. Grazie a voi, ad ognuno di voi, per quanto ci avete regalato in amicizia, affetto, stima, riconoscenza, fiducia. Grazie per aver avuto l’opportunità di incontrarci ed intessere con voi reazioni significative, sincere, ricche di simpatia e di cordialità. Poi la seconda parole: SCUSA. “Scusa Signore! “un’invocazione di perdono, perdono dato e ricevuto, gesto di umiltà, responsabilità, saggezza e il Signore sa quanto bisogno c’è di dar “circolare” il perdono nelle famiglie, nelle comunità, nel mondo. “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Tutto questo non è altro che riconoscerci creature fragili e bisognose degli altri, dell’Altro. Chiediamo perdono se non sempre siamo state testimoni fedeli e gioiose, se non sempre abbiamo saputo interpretare in pienezza le vostre richieste di aiuto, di bisogno, di necessità. Infine vorrei, vorremmo, lasciarvi con quanto papa Francesco ripete alla fine di ogni suo discorso, frase diventata a noi cara e familiare: “Non dimenticatevi di pregare per me”, per noi. E noi lo faremo per voi e vi ricorderemo con gratitudine e riconoscenza. Grazie!

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