Teresa Verzeri e le Congregazioni Religiose Nell’Europa Contemporanea

Dipartimento di Scienze storiche e filologiche
Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani”
– sezione di Brescia
Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Brescia
Istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù

 

Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Brescia, via Trieste 17 - Sala della Gloria 
Martedì 11 novembre 2014 – ore 15.00/17.00 
Tuesday November 11th 2014, 3.00 p.m.- 5.00 p.m

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PER LA GIOVENTÙ CHE “ABBIAMO FRA MANO”.
TERESA VERZERI E LE CONGREGAZIONI RELIGIOSE NELL’EUROPA CONTEMPORANEA

 

FOR THE YOUTH THAT WE CARE
TERESA VERZERI AND THE RELIGIOUS CONGREGATIONS IN MODERN EUROPE

Seminario internazionale di studio in occasione della presentazione del volume di Goffredo Zanchi, La luce di Dio nell’oscurità. Teresa Verzeri: vita e opere, Città Nuova, Roma 2014

International seminar on the occasion of the pubblication of Goffredo Zanchi’s “La luce di Dio nell’oscurità. Teresa Verzeri: vita e opere” (Città Nuova, Roma 2014)

 

Chairman, Mario Taccolini, Director of the Department of Historical and Philological Sciences, Catholic University of Brescia

Welcome adress, madre Beatrice Dal Santo, Superiora generale dell’Istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù


Le nuove forme di vita religiosa nella prima metà dell’Ottocento in Italia
The new forms of religious life in the first half of the nineteenth century in Italy
Giancarlo Rocca, Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium

Azione sociale e ruolo ecclesiale delle congregazioni religiose in Europa nel XIX secolo
Social action and ecclesial role of religious congregations in Europe during the nineteenth century
Jan De Maeyer, Kadoc – Leuven

Teresa Verzeri: spiritualità, carità, dinamismo ecclesiale
Teresa Verzeri: spirituality, charity, ecclesial dynamism
Goffredo Zanchi, Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale – Milano



Notiziario da Bangui n° 12 – 14 Ottobre 2014

 

Carissimi,

dopo più di cinque mesi dalla mia ultima lettera, eccomi di nuovo con qualche aggiornamento dal Carmel di Bangui. Se pensavate di esservi liberati dei miei notiziari – e dei nostri 6000 profughi – sono costretto a deludervi: i nostri ospiti sono ancora quasi tutti qui, attorno al convento; anzi, in questi ultimi giorni, sono addirittura leggermente aumentati.

Permettetemi, innanzitutto, di esprimere il mio più grande ringraziamento per l’attenzione con cui seguite le vicende del Centrafrica, delle nostre missioni, dei nostri giovani in formazione e dei nostri profughi. Durante il mio congedo in Italia ho potuto incontrare molti di voi. La passione, la preghiera, la generosità con cui ci accompagnate mi hanno veramente commosso. Per quanto mi riguarda, la cosa più difficile per un missionario è dire di ‘no’ davanti alla richiesta di un povero. Grazie al vostro aiuto il nostro lavoro diventa più facile, perché ci permettete di dire, ogni giorno, tanti ‘sì’. Un malato che deve subire un intervento chirurgico o che non può pagarsi le medicine, una donna che non può permettersi l’ospedale per partorire, un bambino che non ha i soldi per l’iscrizione scolastica o un giovane che vorrebbero studiare all’università, una mamma che vorrebbe incominciare un piccolo commercio, un papà che vuole ricostruire la casa distrutta dalla guerra, un profugo che vorrebbe ricongiungersi alla sua famiglia al villaggio d’origine, un povero che ha semplicemente fame… ecco dove vanno a finire i vostri aiuti. Sicuramente non meritiamo tanta stima e tanta fiducia. Grazie, davvero grazie! Da parte mia e di tutti i miei confratelli.

          Nel frattempo ci sono stati diversi avvenimenti. A fine maggio degli scontri iniziati intorno al Km5 – la zona a più alta tensione della città, ormai una sorta d’enclave impenetrabile e da cui provengono i nostri profughi – sono degenerati e alcuni elementi sono entrati nel perimetro della parrocchia di Fatima, a pochi kilometri del Carmel, provocando diversi morti, tra cui anche un sacerdote. Questo episodio ha provocato un temporaneo aumento di profughi sul nostro sito. Il 23 luglio, poi, è stato firmato un accordo a Brazzaville che prevedeva la fine delle ostilità tra i diversi gruppi di ribelli. Purtroppo tale accordo è stato più volte violato e, in diverse zone del paese, soprattutto a Batangafo, Bambari, e la stessa Bangui, ci sono stati scontri con morti e feriti. Il 20 Agosto a Bangui ci sono stati spari come non ne sentivamo da mesi, ma per fortuna questo non ha provocato un aumento dei profughi. Purtroppo, proprio pochi giorni fa, la situazione è ulteriormente degradata e la città è rimasta come paralizzata, sotto gli spari delle opposte fazioni, per quasi una settimana. Osservando l’arrivo della gente in fuga dai quartieri, ci è sembrato, per qualche instante, di ritornare ai giorni peggiori dello scorso dicembre. Una donna anziana, evidentemente impossibilitata a correre come gli altri, ha raggiunto il Carmel su di un carretto, spinto con forza da un bambino. Il suo volto era smarrito: sembrava una regina, improvvisamente spodestata dal suo piccolo regno, adagiata su una carrozza di miseria e di paura.

          Il 15 settembre è ufficialmente iniziata la missione di pace dell’ONU (MINUSCA) con un notevole dispiegamento di forze. Tale missione – composta di ben 12.000 uomini e i cui tempi saranno ovviamente piuttosto lunghi – si estenderà sull’intero paese e comporterà un intervento non solo militare, ma anche nell’amministrazione della giustizia. L’impunità è, infatti, una delle piaghe che affliggono il paese. Vi segnalo inoltre – e con un certo orgoglio – l’arrivo di un piccolo contingente italiano all’interno della missione militare dell’Unione Europea (EUFOR RCA). Si tratta di 50 genieri dell’8° reggimento della Brigata paracadutisti Folgore, guidati dal Ten. Col. Mario Renna, alpino della Brigata Taurinense. Si occuperanno di alcuni urgenti lavori di manutenzione sulle strade dissestate della capitale.

          Novità anche in convento. A luglio c’è stato un piccolo colpo di stato, ma senza feriti e saccheggi. Ogni tre anni i frati si riuniscono in Capitolo, gli incarichi sono ridistribuiti e possono esserci degli spostamenti. Qui al Carmel – poiché ‘squadra vincente non si cambia’ – sono cambiati alcuni ruoli. P. Mesmin da vice-priore è diventato priore, il sottoscritto è rimasto maestro degli studenti e P. Matteo è diventato maestro dei pre-novizi ed economo. Anche il gruppo degli studenti ha subito qualche cambiamento. Fra Christo e fra Rodrigue sono partiti per Yaoundé, in Camerun, dove proseguiranno gli studi di teologia, e fra Michaël si è recato nel seminario di Yolé a Bouar per un anno di esperienza pastorale. Prima di lasciare il Carmel, questi tre studenti hanno sostenuto l’esame finale di filosofia. L’esame si è svolto nella biblioteca del seminario maggiore di Bangui, ancora immerso in un campo profughi simile al nostro. Faceva un certo effetto ascoltare i miei confratelli discettare di Spinoza, Kant e Sartre circondati da grandi tende, panni stesi e bambini schiamazzanti. Ad un certo punto anche una capretta ha fatto capolino nella nostra aula magna; ma non essendo particolarmente interessata alle nostre dotte discussioni sui concetti di sostanza, imperativo categorico e libertà, ha preferito dirigersi verso pascoli più concreti. Da pochi giorni, fresco di noviziato, è arrivato fra Régis-Marie, che si è subito unito al gruppo degli altri studenti rimasti al Carmel: fra Félix, fra Martial e fra Jeannot-Marie. Cambiamenti anche nel pre-noviziato. Benjamin, Salvador e Léonce sono ritornati a Yolè per terminare il liceo; al loro posto sono arrivate quattro giovanissime reclute: Gérard, Philémon, Michaël e Hubert. Siamo in tutto undici, una buona squadra, pronta per affrontare il nuovo anno. E tanto per restare in tema v’informo che, alcune settimane fa, i miei confratelli, coadiuvati da alcuni profughi, hanno affrontato sul campo di calcio conventuale niente poco di meno che i soldati francesi dell’operazione Sangaris. La partita si è aperta con l’esecuzione dei rispettivi inni nazionali e si è svolta con grande fair-play, anche se il tifo dei profughi era piuttosto sbilanciato per la squadra del Carmel. La partita è terminata 4 a 1 per il Carmel. Forse vi può sembrare strano, quasi uno sproposito che, in tempi di guerra, ci si possa concedere il divertimento di una partita di calcio. È vero invece il contrario. In tempi di guerra ogni occasione è buona – e lo sport è sicuramente una di queste – per favorire la riconciliazione e per fare una cosa normale come correre dietro ad un pallone. I soldati francesi, inoltre, hanno avuto la bella idea d’indossare una maglia con la scritta: I yeke oko! Siete uno! Un chiaro invito alla riconciliazione e all’unità in questi tempi di lotte fratricide tra cristiani e musulmani.

          Quanto alla vita del nostro campo profughi, tutto procede piuttosto normalmente. L’unica novità è che, da qualche mese, la comunità si è direttamente implicata nella distribuzione dei viveri. Da gennaio, infatti, ne avevamo lasciata la gestione ai responsabili delle diverse zone. Purtroppo ci siamo accorti che la distribuzione non avveniva in modo equo, che i responsabili stessi ne approfittavano a discapito degli altri e che grandi quantità di viveri non arrivano ai profughi, ma finivano sul mercato. Ovviamente la comunità non poteva essere complice di questa ingiustizia. In una riunione con i responsabili delle zone, p. Mesmin spiega che d’ora in poi si cambierà metodo e che la comunità sarà di nuovo. Ad un certo punto mi chiede di prendere la parola. E qui, Dio mi perdoni, faccio il discorso più comunista della mia vita: “Siamo tutti uguali. Qui, invece, ci sono pochissimi che prendono 50 Kg di riso ciascuno, e tantissimi che ne ricevono soltanto 3. Questo sistema non può andare avanti. Tutti ne devono ricevere almeno 10”. L’uditorio non applaude, anzi mostra segni d’inquietudine; evidentemente molti appartengono ai quei pochi che si accaparrano 50 kg di riso, cioè un sacco a testa. Non ci rassegniamo e decidiamo di procedere ugualmente. P. Mesmin si piazza nel cortile, dove sostano i viveri in attesa della distribuzione, e consegna ad ogni responsabile la quantità prevista per la sua zona, seguendo la tabella prestabilita. I miei confratelli ed io, provvisti della stessa tabella, ci disponiamo nelle diverse zone e controlliamo scrupolosamente che la quantità di cibo prevista arrivi effettivamente a destinazione. I nostri profughi, vedendo l’intera pattuglia dei frati entrare in azione compatta e determinata, comprendono le nostre intenzioni: da oggi la distribuzione si farà in modo diverso. Solitamente, quando attraverso il campo, i bambini corrono a salutarmi, intralciando il mio cammino; e le mamme non glielo impediscono. Questa volta, invece, le mamme trattengono i loro bambini, dicendo: “Laso bwa Federico a yeke sara kwa ti ngangu. I zia lo. Oggi, padre Federico sta facendo un lavoro difficile. Non disturbatelo”. Ad un certo punto ci accorgiamo che in una zona non sono arrivati due sacchi di fagioli. Informo subito p. Mesmin. E il mio padre priore trova una soluzione tanto rapida quanto efficace: “Fino a quando i due sacchi di fagioli non torneranno là dove devono essere, non potrà avere inizio la distribuzione alle singole famiglie”. Che è come dire: o si trova il ladro, oppure non si mangia. A questo punto, più che l’onore ferito del capo-zona colto in flagrante, poté il lungo digiuno dei 500 profughi a lui affidati. In pochi minuti gli efficientissimi servizi segreti del nostro campo individuano i ladri che, con il maltolto, erano già diretti verso il mercato di quartiere. I due sacchi ritornano nel campo tra le grida di gioia di tutti i profughi. Le donne mi salutano alzando in alto il pollice: “Merci mon père! Bon traval mon père!”. La prima volta la distribuzione ha richiesto tre giorni di lavoro; ora ce la caviamo in una sola giornata… anche se pranziamo che è quasi ora di cena. E i responsabili di zona, mi domanderete, ai quali abbiamo sottratto tutto il loro commercio, come l’hanno presa? Avevano, più o meno, la faccia dei giocatori del Brasile dopo aver affrontato la Germania nell’ultimo mondiale. E un capo-zona mi ha addirittura salutato dicendo: “Padre, con questo sistema è impossibile rubare”. L’obiettivo è quindi centrato. A cena il padre priore ringrazia tutti per il lavoro svolto e per aver salvato l’onore della comunità. Ma un po’ ci dispiace che, per alcuni mesi, alcuni tra i profughi più poveri abbiano potuto pensare che non fossimo da loro parte. Comunque, se l’indice di popolarità dei frati già si attestava su buone posizioni, in seguito a quest’operazione tale indice è salito alle stelle.

          Quando osservo i nostri profughi sollevare i sacchi di riso, mi è spontaneo pensare alla situazione drammatica del paese. Gli africani compiono questo semplice gesto con la bellezza e la precisione di un passo di danza. È sufficiente un rapido sguardo d’intesa tra due persone; poi entrambe sollevano il sacco. Quando il sacco è sufficientemente in alto da superare la loro altezza, uno di loro si abbassa lievemente per ricevere sul capo l’intero peso. E poi cammina, può anche correre, trasportando il sacco di riso sul capo, quasi senza sentirne la fatica. Il Centrafrica in questo momento sta cercando di sollevare un peso enorme, superiore alle sue forze. In molti lo stanno aiutando: la Sangaris, la Minusca, l’Eufor, l’ONU, tante Ong, la Chiesa e anche voi. Da solo non può farcela. Abbandonare la presa in questo momento sarebbe da vigliacchi e il Centrafrica potrebbe soccombere sotto un peso troppo grande. Ma arriverà un giorno – deve arrivare e speriamo non sia troppo lontano – in cui il Centrafrica, dopo aver abbassato il capo, potrà camminare, anche correre, da solo e con tutto il peso sul capo.

          Domani, in tutto l’ordine del Carmelo, si apriranno le celebrazioni per il quinto centenario della nascita di santa Teresa d’Avila. Se non ci fossero stati il coraggio e l’amore per Cristo di questa donna spagnola del XVI secolo, noi ora non saremmo qui. In un mondo in fiamme, Teresa concepì i monasteri delle sue monache e i conventi dei suoi frati come presidi di orazione, di vita fraterna, di amore per la Chiesa. Il mondo è ancora in fiamme, forse più di allora e soprattutto da queste parti. E noi cerchiamo di camminare sui suoi passi, figli forse indegni, anche un po’ scapestrati, ma certamente innamorati di una Madre così straordinaria.

Un abbraccio e buon centenario!

Padre Federico, i fratelli del Carmel e tutti i nostri ospiti

 

 

...170 anni a Trento....

X° Capitolo Provinciale


  

   

Prot. n. 64/2014

Oggetto: Indizione X Capitolo Provinciale

Sorelle carissime,
                         il tempo è di Dio: “Lui solo è Signore e sovrano del tempo”. A noi sembra di possedere soltanto il “momento” ma l’immenso amore di Dio, attraverso l’Incarnazione di Gesù, ci ha resi capaci di abitare il tempo e di riconoscerlo come spazio di salvezza.
La nostra vocazione, per grazia, ci associa all’opera redentrice di Cristo e ci abilita ad essere sue testimoni. Con un vivo senso di gratitudine al Signore, vi annuncio un nuovo momento di grazia: l’indizione del

“X CAPITOLO PROVINCIALE ”
che verrà celebrato nella nostra Casa di Cavalese, dal 29 gennaio all’08 febbraio 2015.

          Ci auguriamo che sia un segno del passaggio di Dio nella nostra storia. Per riconoscerlo come un vero segno, è necessario il dono del discernimento e la preghiera perché sia preparato e vissuto secondo il Cuore di Gesù. La virtù che ci accompagnerà non sarà risultato dei nostri sforzi, ci deve essere data dal Signore: è la speranza!
          Tutto ci è già dato, anche ciò che non è ancora compiuto e che sembra oltrepassare i nostri desideri. Un’autentica libertà interiore, prima di tutto da noi stesse e poi da quanto è fuori di noi, ci consentirà di ascoltare attentamente lo Spirito al momento di elezione delle delegate e di consulta per la Superiora Provinciale e le Consigliere.

          Nel tempo di preparazione, invito ogni comunità a rivolgere al Signore un’intensa preghiera quotidiana allo Spirito Santo e a Maria, Madre della Speranza con le formule che riterrà più adatte, non tralasciando il testo di pag. 29 del Documento del XXVIII Capitolo Generale.
          Affido ciascuna alla nostra Santa Madre, Teresa Verzeri e a Giuseppe Benaglio: la loro intercessione fortifichi la nostra fede, ravvivi la nostra speranza e soprattutto ci liberi dalla paura di perderci togliendo ogni confine alla nostra carità.

                                                                                           Suor Lorenza Morelli
                                                                                            Superiora Provinciale
                                                                                                  Verona,18 ottobre 2014

 

 

Novena a Santa Teresa

 

Sorelle carissime,
sta per iniziare la Novena che ci prepara a celebrare, attraverso la nostra testimonianza, il dono che Santa Teresa è per la Chiesa e in particolare per ognuna di noi.
La Novena ha lo scopo di rianimarci in ciò che è lo specifico del nostro essere consacrate Figlie del Sacro Cuore di Gesù in questo oggi in continuo cambiamento e per questo tanto sfidante. Penso risuoni nel nostro cuore l’incontro che abbiamo vissuto per la consegna del Documento capitolare che, sono certa, già stiamo approfondendo per fare nostri e quindi vivere i contenuti essenziali.
Ho pensato che per meglio assimilare i doni che il Documento ci offre possiamo riviverlo nella Novena ripercorrendo con i due discepoli di Emmaus le tre tappe del loro peregrinare, tappe molto simili al nostro peregrinare segnato da delusione, ripensamento e ritorno a Lui.

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1^tappa:
A partire da…
Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto (Lc.24,13-14)


a) I due discepoli delusi, tristi, sconsolati decidono di tornare alla loro vita.
- Le mie delusioni, le mie tristezze le metto nel Cuore di Gesù come scrive Santa Teresa :”Confessati al Sacro Cuore. Egli stesso si diletta di purificarti, di mondarti, di abbellirti l’anima. Sta sicura che Egli ti toglierà il cuore e ti darà il Suo” (dalle lettere Bg 14 luglio 1835)
b) Parlano dell’accaduto, delle loro speranze deluse.
- Nel mio pensare, parlare, non mi fermo alla cronaca, ma provo a leggere gli avvenimenti alla luce della Parola “La lettura orante della Parola interpella, orienta, plasma la loro vita di Consacrate, apre alla realtà del mondo, fa cogliere e rispondere alle sfide con l’amore del Cuore di Gesù” (Cost. N°69)
c) Ma arriva il terzo.
- Mi impegno ad accogliere le sorelle, ogni sorella con il cuore che sa ascoltare, comprendere. Scrive la Fondatrice:” Gl’interessi di ciascuna siano a tutte comuni: siano divisi fra tutte i piaceri e le afflizioni di ciascuna. Confortatevi, sollevatevi e consolatevi, vicendevolmente, con santo amore di carità…”
( L. Dov. I: Mezzi per mantenere la carità)
Preghiamo:
Resta con noi Signore perché si fa sera.
La sera del dubbio, o Signore,
in cui ogni certezza sembra franare
e lasciare un vuoto inquietante di un andare senza meta;
la sera della crisi, della delusione, di fronte a progetti falliti,
la sera della solitudine, pur in mezzo a tanta gente,
perché manca la pace del cuore, confuso e al buio senza la tua luce;
la sera di una vita tirata a campare, tra miraggi effimeri,
affannosamente cercati, ma alfine deludenti.

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2^ tappa
Ritorno… E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferisce a lui (Lc. 24,27)


a) Dice loro la verità del loro cuore.
- Mi domando se sono “una donna di dura cervice” cioè: non voglio pensare alle meraviglie che il Signore ha operato e continua ad operare in me, attorno a me, nella mia comunità, nella mia Provincia, nonostante me. Leggiamo nella lettera che Santa Teresa scrive il 1° maggio 1848: “Siamo nella mani di un Dio troppo buono per temere che ne venga male: anzi, siamo certe per fede, che Dio dispone il tutto al meglio della sua gloria, e al vantaggio migliore dei suoi eletti”
b) Lungo la strada Gesù celebra la liturgia della Parola, li istruisce donando loro il senso profondo di ciò che è successo: la realizzazione della volontà di Dio.
- Oggi leggerò e vivrò ogni avvenimento alla luce della volontà di Dio che è sempre segno d’amore per me e per l’umanità. Scrive S. Teresa: ” ...prendi il tutto dalle mani di Dio, anzi dall’amorosissimo suo Cuore, e tutto riuscirà facile, soave e dolce…”
(Lett. del 5 gennaio 1840)
c) Il cuore dei due cambia: da cuore di pietra diventa cuore di carne
- Gesù è nel mio cuore, ma è anche nel cuore delle mie sorelle che oggi sono invitata a : ” tutte riguardarle, quali sono, anime dilette di Dio, Spose di Gesù Cristo, e, come tali, venerarle dentro di voi e onorarle coi vostri modi” (L. Dov. I, Mezzi per mantenere la carità)

Preghiamo:
Resta con noi Signore perché il giorno volge al declino:
il giorno della giovinezza e della vecchiaia;
della gioia e del dolore;
del successo e del fallimento;
della salute e della malattia; il giorno della nostra vita,
vigilia della tua Pasqua.

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3^ tappa
Verso dove…
…e partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme… ( Lc. 24,33)


a) I due, senza indugio, tornano a Gerusalemme per raccontare…
- Vivo la giornata di oggi nella lode e nel ringraziamento al Signore che mi salva sempre, mi dona se stesso nell’Eucarestia e faccio memoria della cose grandi che Lui ha operato in me ripetendo il ritornello del salmo 145: “O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.”

b) La missione inizia.
- Se ho capito davvero che Gesù è Colui che conosce la verità piena del cuore di ogni uomo, per il quale ha donato la Sua vita, non posso restare indifferente dinanzi a tanti fratelli che vivono, lavorano, soffrono e muoiono senza averlo incontrato: la mia missione oggi è meditare, custodire ciò che le mie Costituzioni al N°36 dicono: “Fondano la loro identità missionaria nel mistero del Verbo Incarnato, - che passò facendo del bene a tutti - per la gloria del Padre, divengono prolungamento della sua umanità nella storia e cooperano con Lui all’opera della salvezza. Il loro primo apostolato è la testimonianza della vita consacrata.”

c) Cristo è risorto!
- Come i discepoli di Emmaus, riconosciuto il Signore, corrono nella notte per annunciare che Cristo è vivo, cammina sulle strade degli uomini, spezza il pane per loro, anch’io corro per annunciare che il Signore risorto è presente, cammina con me e mi conduce verso il Padre. Nella lettera del 31 marzo 1844 Santa Teresa scrive: ” Nella santa Pasqua si risorga con Gesù, e lo spirito sia allegro, l’anima sollevata, confortato il corpo e ferma la volontà in una vita migliore. Coraggio e confidenza in Dio”


Preghiamo:
Resta con noi, Signore,
per rinnovare nel profondo di noi stesse l'ardore del cuore;
per capire che l'unica vita riuscita
è quella trasformata in segno della tua presenza,
accanto a tanta gente delusa e mendicante amore;
la vita capace di esplodere nella gioia
di dare la grande notizia:
Davvero Cristo è risorto!

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Sorelle carissime, in questa Novena proviamo davvero a ripercorrere con i due discepoli di Emmaus le tre tappe che li hanno portati a riaffidarsi a Colui che tutto può e ad annunciarLo risorto perché anche noi alla luce di ciò che preghiamo, meditiamo, conserviamo nel nostro cuore, possiamo diventare sempre più testimoni credibili dell’Amore che salva. Alla nostra Santa Fondatrice chiediamo reciprocamente il dono dell’ascolto profondo della Parola perché diventi sempre più vita della nostra vita. E allora, Buona Novena con l’augurio che la nostra festa abbia il sapore della Parola che trasforma la nostra vita e la rende sempre più simile a quella di Gesù.    

                                                                                          Suor Lorenza Morelli
                                                                                           Superiora Provinciale
                                                                                                 Verona,15 ottobre 2014

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