Bolivia 2014...

Ci abbiamo provato anche quest’anno. Anche quest’anno, prima di partire, abbiamo svuotato lo zaino dei pensieri e della mente e ci siamo rimessi in gioco, questa volta, però, in una Terra molto lontana, una Terra da sempre culla del calore umano, dei rapporti, dell’ospitalità: l’America Latina.
     Precisamente siamo partiti alla volta della Bolivia. Uno degli Stati più poveri del Sudamerica. Poveri dal punto di vista materiale, sia chiaro, perché dal punto di vista “umano” sono molto più ricchi di noi occidentali, che siamo spesso impauriti non solo dal “diverso”, ma anche dal nostro vicino di casa… tutto questo in Bolivia non accade. Ci hanno accolto benissimo fin dal primo giorno. Un affetto che ci ha addirittura spiazzato e, a tratti, imbarazzato.
     Abbiamo trascorso tre settimane in questa magnifica Terra. Tre settimane ospiti della Missione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù presso Minero. Minero è un villaggio molto povero a circa due ore di macchina da Santa Cruz de la Sierra, la città più popolosa di tutta la Bolivia, situata nella parte orientale. Le tre sorelle, Elaine, Rosane e Marinez, sono tutte e tre originarie del Brasile. A Minero gestiscono un centro per bambini che vivono in condizione di povertà e con difficoltà familiari. Un’insegnate boliviana, detta “Profesora”, gestisce dal punto di vista pratico questo centro, insegnando anche canti, balli e aiutando questi bambini, dai 5 agli 11 anni, a studiare. Il nostro contributo è stato proprio di questo tipo: abbiamo affiancato la “Profesora” nelle attività di tutti i giorni, oltre ad insegnare loro anche qualche nuovo gioco. L’affetto che ci hanno dimostrato i “niños”, fin dal primo giorno, è un’emozione che mi porto ancora dentro. Un affetto semplice, genuino, sincero, come solo i bambini possono dimostrare. I bambini possono insegnarci molte cose, ci parlano con i loro gesti, con i loro occhi, ci fanno riscoprire il valore della sincerità, il valore della semplicità. Su questi valori dobbiamo basare la vita di tutti i giorni, per poter rivalutarci in quanto “esseri umani” rendendoci portatori sani di gioia, cultura e solidarietà. (“…La crescita dello spirito segue il cammino inverso di quello della carne: il corpo cresce, ma l’infanzia è pur sempre il frutto.” C. B.)
      Anche la povertà, seppur a volte è difficile da comprendere, può insegnarci molto. Accompagnati dalle suore, dalla profesora e dagli stessi bambini, abbiamo visitato le famiglie in cui vivono i niños. Baracche di lamiera o di legno o, per chi è più fortunato, in mattoni, in cui vivono dalle quattro alle otto persone. Le famiglie sono molto numerose. Le condizioni di vita sono difficili, ma questo è un popolo orgoglioso, un popolo che non è abituato a piangersi addosso e che, consapevolmente, accetta le condizioni in cui si trova cercando di vivere in modo dignitoso.       L’ospitalità di questa gente è stata incredibile. Ci hanno offerto di tutto, regalato frutti del loro giardino e con questi piccoli gesti ci hanno spiegato il valore dell’accoglienza, un concetto che ultimamente sta scomparendo da noi in Occidente. Queste famiglie povere si aiutano a vicenda non solo se si trovano in difficoltà, ma anche nella vita di tutti i giorni. D’altronde il motto della Repubblica Plurinazionale della Bolivia è proprio “La unión es la fuerza” e non ci poteva essere motto migliore per descrivere il modo
di vivere di questo popolo. Anche il concetto di “tempo” merita due parole. I primi giorni sembrava non passasse mai. La vita scorre ad un ritmo più calmo, umano, per niente frenetica. Anche questo ci è servito. Perché da noi si è sempre impegnati a riempire l’agenda, a sfruttare ogni buco di tempo libero per fare una qualsiasi attività senza minimamente darle la giusta importanza. Anche il tempo è un valore. Loro, diversamente da noi, ne sono ancora padroni e non schiavi. Le giornate passavano bene, il nostro gruppo si affiatava. Tre ragazzi, tre ragazze con a capo la mitica Suor Luisa. Abbiamo potuto mettere in pratica tra di noi ciò che imparavamo giorno dopo giorno, confrontandoci, discutendo, parlando tra una canzone e l’altra sotto il bellissimo cielo stellato boliviano che chiudeva le nostre giornate. Ci siamo presi anche quatto giorni di “vacanza” (di cui due di viaggio) per andare a visitare il Salar de Uyuni, un immenso lago salato situato nell’altopiano Andino meridionale a 3650m di quota. Il deserto. Nel nulla cerchiamo noi stessi. Quello che siamo. […”E’ una domanda infantile, posta dall’anima che si dibatte in un lembo di cielo blu, sotto un silenzio troppo grande per lei: da dove vengo, io che non sono stato sempre qui? Dove ero quando non ero nato?”… C. B.] Tornati da questi quattro giorni da turisti, percorrendo migliaia di km in pullman malandati e maleodoranti su delle strade tortuose e difficili, abbiamo cercato di dimostrare la nostra gratitudine ai niños, rinnovando il parco giochi, scrostando e pitturando le giostre che ormai erano deteriorate: il gesto è stato piuttosto piccolo rispetto a quello che loro hanno fatto per noi. Il loro affetto, i loro occhi, il loro sorriso rimarrà per sempre nei nostri ricordi e ognuno di noi non li dimenticherà perché li manterrà nel proprio cuore.
   Grazie niños, non preoccupatevi ci rivedremo. Infine devo anche menzionare e ringraziare i lavoratori della Panetteria Sociale perché sono sempre stati molto gentili e disponibili. Ci hanno trattati come fratelli nonostante li avessimo battuti nella bella sfida Bolivia-Italia a calcio! Ci è piaciuto condividere con loro il Churraco a pranzo perché è stata un'occasione di scambio culturale e di arricchimento. Che dire, è stata un'esperienza molto interessante che ci ha presentato una realtà molto diversa dalla nostra. Una realtà che ha aperto la nostra mente e soprattutto il cuore. La cosa che non dimenticherò mai di queste tre settimane in Bolivia è la dolcezza, l'orgoglio e soprattutto l'ospitalità di questa magnifica gente. ¡Muchas Gracias Bolivia, yo te quiero mucho mas!
TOMMASO

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