WAKE UP! Quando la periferia sa di vita

Roma. Fermata Bologna della metro B. Qualche passo ancora e poi finalmente ci si riposa all’Ostello degli scout; anche oggi una giornata intensa fatta di cammino, sguardi, voci e nuovi
incontri! … E chi l’avrebbe detto che anche a Roma si poteva fare così tanto? Nella capitale dalle bellezze artistiche infinite, nella capitale dei nostri cari politici; nella città eterna fatta di splendide sere a Trastevere, del ponentino che di sera profuma di mare le viuzze dei rioni che si affacciano sul Tevere, della babele di lingue e colori tra Pantheon, Castel Sant’Angelo e Fori Imperiali … Incantevole estate romana che ho potuto godere assieme a suor Lorella, le ex-alunne del Seghetti Valentina ed Eleonora e gli amici Julia e Guido.

Noi però Roma l’abbiamo vissuta davvero: Primavalle, Serpentara, Rebibbia, Garbatella, il Nomentano, Tor Vergata, Tor Bella Monaca… Sono quartieri dove è massimo l’odore di umanità, di Italia che arranca, che a volte ce la fa, di cittadini che accolgono e di uno Stato che non esiste; palazzoni-dormitorio lunghi un chilometro che accolgono mondi di famiglie che vivono alla giornata e lottano contro una società che non conosce ancora la cultura dell’integrazione e della vera uguaglianza dei diritti. Fuori, a pochi passi, presso gli incroci e tra centomila cose abbandonate, stanno gli amici stranieri che conoscono Roma meglio di un romano o di ogni critico d’arte e conoscono la vita meglio di ogni studioso o sociologo. Persone dimenticate da tutti. O quasi.
Si parla tanto di Europa … Bene, sono europei, come me [non abbiamo più nemmeno l’alibi di chiamarli extra-comunitari]. Viandanti e vagabondi. E romani: tanti. Sono cittadini, come me; sono persone, proprio come me. E li chiamo amici perché così mi hanno insegnato a fare donne e uomini di ogni età e cultura che fanno parte della Comunità di S. Egidio: Maria Paola, Tommaso, Francesca, Vito e tutti coloro che quelle periferie le frequentano e le vivono. Proprio con loro abbiamo fatto esperienze di condivisione autentica e di spiritualità incarnata e vissuta nella realtà.
Abbiamo conosciuto la Comunità S. Egidio per la prima volta lunedì 28 luglio proprio a Trastevere, dove quarant’anni fa è nata la loro storia grazie ad Andrea Riccardi che all’epoca era uno studente di un Liceo di Roma. Ora sono in moltissimi e intrecciano reti di solidarietà non più solo a Roma ma nel mondo intero. Con loro abbiamo preparato un migliaio di panini [farciti di ghiottonerie!]: una gara contro il tempo per portarli a cena ai poveri delle stazioni metro e dei treni della città, oltreché nella periferia Sud: il palazzone in viale dell’Archeologia, il grande ospedale; l’incrocio dove si passa e non si guarda più perché della miseria prima ci si abitua e poi ci si stanca. E lì scopri Kristof e Adrian che di parlare hanno una voglia spropositata, di raccontarti quando erano integrati nella società, di piangere pensando alla figlia che di loro si vergogna, di dirti che di lavorare sarebbero ancora capaci … Forse pure di smettere di bere.
Nel quartiere Ostiense, fradici di un’estate un po’ troppo umida, abbiamo sistemato cappotti, vestiti da sposa, pellicce e coperte nel magazzino della Città Equo-Solidale: impossibile resistere al fascino dei miliardi di ninnoli vintage che ci circondavano. E poi di corsa sull’Isola Tiberina a visitare la chiesa di S. Sebastiano dedicata ai martiri del XX secolo: gente d’Albania, Africa, Oceania e Italia che ha dato la vita per la testimonianza e per dare sollievo al prossimo.
A Serpentara i volontari di S. Egidio ci hanno portato presso un ricovero per anziani dove i pazienti privilegiati scartano le loro ore e quanto rimane della loro vita davanti a 4 televisori ogni 10 metriquadri. Abbiamo scambiato chiacchiere con ognuno di loro: hanno occhi che desiderano comunicare, ricordare, esprimersi e gambe che forse non sarebbero lì inchiodate a quella sedia a rotelle. Un infermiere nel frattempo inseguiva un simpatico barboncino che aveva espletato i propri bisogni proprio nella sala-TV [la chiamano pet-therapy]. Nella veranda un pappagallo muto vicino ad una signora dallo sguardo dolce e vivacissimo che non vedeva l’ora di poterci rivelare una meravigliosa confidenza: “Ogg i… compio gli anni!”
Un’esperienza inaspettata e sorprendente è stata anche quella del servizio presso la mensa dei poveri a Primavalle, presso l’Opera Don Calabria. Cinzia, Mirella, Mario, Ergis, Francesca, Ervis e gli amici con cui abbiamo condiviso momenti intensissimi tra centinaia di pesche da tagliare, delizie da distribuire e impagabili sorrisi di chi veniva a mangiare. Per loro era un importante momento di aggregazione -talvolta molto animato!- ricaricare il cellulare, gustare un buon caffè e una bella fetta di cocomero. Ci sono famiglie, coppie anziane, uomini e
donne soli ma che sanno dire tutti un bel “grazie” e un bel “per piacere”. Ovviamente tutti, ma proprio tutti, in un nitido, piacevolissimo slang romanesco. … Che bello che è stato condividere
con voi e con la banda di Cinzia quelle ore!
E poi una telefonata: la solita metro B e via verso Ponte Mammolo, dove prima siamo stati accolti tra i colori della scuola dell’infanzia Sacro Cuore e dove poi abbiamo cenato nella casa-famiglia delle nostre suore, una realtà di condivisione che ha davvero centrato il nostro cuore. Cara suor Massimina: da voi ci siamo davvero sentiti a casa; una casa semplice ma colorata e ricca delle culture che accogliete.
“Wake up!” è stato l’urlo di Francesco in Corea del Sud. Svegliamoci, non lasciamo intorpidire membra e senno dai social network e dai messaggi spediti a destra e manca con wazzup [tanto è tutto gratis]. Il mondo -è gratis pure quello- ci chiama in ogni momento e da noi aspetta una risposta. La terra è un posto dove piedi e mani sono fatti per sporcarsi; i volti non per bramosi selfies ma per esser segnati dalle rughe delle nostre emozioni; gli occhi per esser riempiti dei meravigliosi incontri che possiamo fare ogni giorno.
 

 

A Roma abbiamo capito anche questo.
“Wake up!” L’Italia, l’Europa, il mondo sono luoghi che noi costruiamo, troppo veri e troppo belli per perder tempo con stili di vita che di reale hanno ben poco.
Lamberto Scolari
[e l’allegra banda: suor Lella, Vale, Elli, Juli e Gu’]

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