Una porta aperta.......
BERGAMO
Una porta aperta … sulla fraternità interconfessionale
Da un paio d’anni, in accordo col Segretariato Migranti della Diocesi, abbiamo la gioia di ospitare nella nostra casa di Bergamo Bassa un gruppo di fedeli della Chiesa Ortodossa Etiope, che hanno chiesto accoglienza per la loro preghiera comunitaria, ogni quindici giorni, la domenica mattina.
Non essendoci ancora, a Bergamo, una chiesa destinata alle celebrazioni secondo il loro rito, questo gruppo era stato precedentemente ospitato dai Frati Cappuccini di Borgo Palazzo. A un certo punto, però, l’ambiente che utilizzavano si è reso necessario per ampliare la mensa dei poveri, un preziosissimo servizio di carità che da anni i nostri frati esercitano nello spirito di S. Francesco, accogliendo quanti, sempre più numerosi, necessitano quotidianamente dei beni di prima E così, in una catena di carità che vede e vorrebbe soccorrere i bisogni non solo materiali, ma anche spirituali del prossimo (il fondatore Benaglio pensava le Figlie del S. Cuore dedite al “bene soprattutto spirituale del prossimo”!), ci siamo trovate a contatto con l’esperienza di fede dei nostri fratelli ortodossi con le loro tradizioni culturali.
Ordinariamente si ritrovano in una grande sala, dove stanno a lungo in profondo raccoglimento e li sentiamo
pregare coralmente e cantare le loro melodie. La lingua è incomprensibile, ma il calore della fede e della comunione che ne scaturisce si comunicano senza parole!
Una volta all’anno, il gruppo si allarga perché giungono fedeli anche da Milano e da Brescia, per partecipare all’incontro di preghiera e di catechesi guidato da Abbà Samuel, sacerdote guida del luogo di culto milanese. E’ successo il 3 giugno, quando, con canti particolarmente gioiosi accompagnati dal battito delle mani al suono di un grande tamburo, i nostri amici si sono radunati in un ambiente più ampio del solito, addobbato con cura per la circostanza, con tappeti e fiori e numerose immagini religiose. Il tutto creava un’atmosfera di intensa sacralità. Abbiamo anche apprezzato che, in questi appuntamenti “speciali” del loro culto, i nostri fratelli ortodossi amano esprimere il senso della venerazione di Dio anche con una cura particolare del loro Le bambine, per esempio, arrivano agghindate a festa con abiti tradizionali che sono un’armonia di colori,
mentre le donne si ricoprono dell’ampio velo bianco che le distingue sempre nei momenti comunitari del culto religioso.
Domenica è stato festeggiato il battesimo di Cristian. Ci hanno spiegato che il battesimo viene conferito ai maschietti a 40 giorni dalla nascita, mentre per le bambine il tempo è raddoppiato (80 giorni). Alla gioia dei genitori hanno preso parte anche numerosi amici e conoscenti etiopi, con le rispettive famiglie, provenienti sempre da Bergamo, Brescia e Milano. Anche il momento conviviale che è seguito, coi piatti tipici della loro cucina, è stato certamente una bella occasione per rinsaldare l’amicizia, l’unità e l’identità di popolo, tenendo vive tradizioni di una terra geograficamente lontana, ma affettivamente sempre presente.
In queste circostanze, i nostri fratelli copti sono lieti di metterci a parte delle loro consuetudini non solo religiose, ma anche... culinarie!
Abbiamo così potuto assaggiare il pane e le pietanze che le donne preparano accuratamente e mettono poi in comune, dando ancora più “sapore” alla fraternità che nasce dalla fede condivisa e celebrata insieme.
Mentre Papa Francesco, con la forza della tenerezza cristiana, percorre i sentieri del dialogo interreligioso e incoraggia i credenti alla fraternità universale, noi diamo il nostro modestissimo contributo tenendo semplicemente aperta la porta di casa.
Un piccolo spazio della nostra grande casa si fa chiesa per chi ancora non c'è. E’ il contributo del “piccolo gregge”, come il Fondatore chiamò le Figlie del S. Cuore nel giorno della fondazione. E vorremmo che fosse non solo una questione di muri, ma di cuori.
La Comunità di Bergamo
Rassegna Bibliografica Ragionata.....
Rassegna Bibliografica Ragionata
per conoscere meglio i fondatori, la storia e lo spirito
delle Figlie del S. Cuore di Gesù
Il volume “Rassegna bibliografica ragionata dell’istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù” costituisce una novità almeno per tre motivi.
Anzitutto, è la prima volta che le Figlie del Sacro Cuore di Gesù hanno deciso di far intraprendere da una delle religiose un lavoro non indifferente, sapendo che sarebbe durato diversi anni e avrebbe incontrato non poche difficoltà, dovute sia alla necessità di reperire tutte le pubblicazioni riguardanti l’istituto, sia al tempo, inevitabilmente lungo, che sarebbe stato necessario per leggerle ed esaminarle.
Inoltre, il volume costituisce una novità anche tra le pubblicazioni riguardanti la storia delle congregazioni religiose femminili. A quanto mi risulta, almeno per l’Italia, questo delle Figlie del Sacro Cuore è il primo esempio di uno studio che raccoglie ed esamina tutte le pubblicazioni relative ai fondatori e alla storia di un istituto, dalle origini a oggi.
Un terzo motivo di soddisfazione è costituito dal fatto che questa bibliografia, diversamente dalle tante altre compilate da grandi Ordini religiosi come Gesuiti, Francescani, Domenicani ecc., non si limita a un arido elenco di titoli di opere, ma le esamina tutte, ricollocandole nel loro contesto storico e mettendone in luce pregi e limiti.
Certo, la lettura di un libro del genere è difficile e non può essere di carattere continuativo. Ma chi volesse approfittare della “Guida alla lettura” e seguisse passo passo le indicazioni relative all’argomento prescelto - sia esso il fondatore, canonico Giuseppe Benaglio, sia la fondatrice, S. Teresa Eustochio Verzeri, sia Maria Antonia Grumelli, sia altri argomenti come le costituzioni dell’istituto, il suo sistema educativo, la sua spiritualità, ecc. – si troverebbe di fronte a una miniera di informazioni, parecchie delle quali risulterebbero nuove, con piacevole arricchimento
delle proprie conoscenze e del proprio spirito.
Conviene quindi essere grati a sr. Rosy che ha accettato, con una fatica durata diversi anni, di compiere questa ricerca a vantaggio del suo e anche di altri istituti religiosi, che in essa potrebbero trovare un esempio da imitare.
Giancarlo Rocca - Società S. Paolo
Storico. Direttore
del “Dizionario degli istituti di perfezione”.
CON-FUSIONE di NATALE
Accoccolata con il suo Kleo in grembo, Vera ha benedetto di gioia e di pace la nostra nuova chiesa. Ci eravamo messi a cercare macerie per alzare il livello del sagrato, e sagra è stata.
Con i camion sono arrivati a frotte i bambini magyp, esperti di ferro e di lattine, a strappare dai calcinacci ogni residuo di metallo. Si sono aggirati felici tra la polvere, per l’intera settimana, la scuola non li cerca.
Tra il vociare dei piccoli e le martellate dei più grandi, abbiamo presto intuito i sottintesi criteri organizzativi: un camion per famiglia, così, dopo poche ore, tutte le famiglie rom di Shengjin avevano il loro feudo, un mucchio di macerie da rovistare per bene, liberando i tondini dal cemento, per rialzare l’economia di casa, sui ruderi di altri.
Kleo ha mangiato e poi dormito, il suo turno verrà tra qualche anno. La scena si è compiuta sulla parete esterna del battistero: impossibile non pensare alla Vita, alla Rinascita, alla Libertà e alla Gioia che sono per ogni figlio di Dio, cioè per tutti.
Tra la polvere-incenso delle macerie, una madre e il suo bambino hanno celebrato la vita e tutti i suoi significati, battezzando la nostra chiesa prima ancora della liturgia che verrà. “Questa è buona per il Natale”, ho pensato, considerando la fotografia e tutto il suo contorno. Perché, senza forzature, penso che per Dio, l’Onnipotente, il farsi uomo è stato un con-fondersi con la nostra polvere, un contaminarsi con il nostro sudore, un darsi alla fatica, che prelude alla gioia come al dolore. “Una colata di sudore e amore”, così Alda Merini canta Gesù in poesia, Dio “vestito di cenci” che percorre la terra “in mezzo all’ombra e alla luce”, Cristo Gesù “che è stato una catastrofe” perché “ci ha avvicinati tutti l’uno all’altro”. (cfr Alda Merini, Corpo d’amore, Frassinelli, 2001).
Non un’altra creazione, quella del Figlio Incarnato, dove tutto ha un posto perché separato e diviso, piuttosto una salutare rimescolata al genere umano, con il braccio forte di Dio stesso, che ci costringe a rovinarci addosso e ad abbracciarci, salutare caos per una ri-creazione che, nel Figlio, ci fa gustare tutti contenti il pane nuovo della fraternità.
Facciamoci gli auguri, credenti e non: di essere protagonisti di una bella con-fusione natalizia, sommersi dalle parole dei vicini, contenti di tacere o anche di gridare, addormentati e sazi come Kleo, mentre proprio sui nostri piedi, in mezzo alle macerie che siamo, qualcuno riporta in vita i fili di ferro per l’edificio che verrà.
sr. Gianna Lessio