Connessi con la bellezza condividiamo la speranza

          7°convegno APPUNTI di PEDAGOGIA VERZERIANA

             - San Fidenzio - VR   01 settembre 2017

                                                                                              

I mezzi di comunicazione multimediali, in pochi decenni, sono diventati parte integrante della nostra vita, sono continuamente attorno a noi e in tutto l’arco della giornata, ci trasmettono migliaia di messaggi di ogni tipo: è ormai accertato unanimemente che tutto ciò ha cambiato profondamente il modo che le persone hanno di rapportarsi al mondo, agli altri, a se stesse.
La TV e la pubblicità, il computer, i videogames, l’IPad in particolare stanno producendo i più notevoli, efficaci ma anche allarmanti effetti, specialmente nei confronti dei bambini che li usano per svariate ore ogni giorno e non hanno ancora acquisito la capacità di difendersi, distinguendo il vero dal falso. Il risultato è che tali media concorrono a formare la loro mentalità più della scuola e della famiglia, e spesso in modo negativo.
In questo periodo il concetto di bellezza classico, con tutta la sua valenza etica ed estetica, ha un po’ perso il suo valore a causa della trasformazione ambientale, culturale, morale, comportamentale del contesto sociale sopraffatto dai modelli consumistici liberi e anche trasgressivi.
I numerosi stimoli che bombardano i nostri alunni e che provengono da un uso non guidato alla visione – lettura della televisione, dall’utilizzo del computer, dei videogames, dell’IPAD, riflettono povertà di contenuti significativi, linguaggi e modelli che alimentano comportamenti superficiali e qualunquistici di immagine, di formalismo, di adesione a modelli dettati dai media e che sono scollegati dalla loro storia personale, familiare comunitaria. I nostri studenti hanno poche occasioni di riflessione critica e ben pochi modelli di riferimento culturale e linguistico capaci di andare oltre le categorie del modello d’immagine e di benessere consumistico rispondenti alle logiche di mercato e di potere … insomma, siamo ben oltre la amoralità delle teorie riguardanti il concetto di homo oeconomicus!
L’educazione alla bellezza assume un significato di pensiero di grande portata estetica a difesa delle esigenze educative più rispettose dei bisogni interiori e spirituali delle persone. ”La bellezza salverà il mondo” scriveva Dostojewsky nell’ormai lontano 1800.
La dimensione del bello dovrebbe permeare l’attività educativa divenendo «stile pedagogico» del nostro operare come acquisizione di una competenza che trova alimento nella capacità di accostarsi e sentire interiormente la realtà delle cose e delle persone con le quali ci relazioniamo, nella capacità di stupirci, provare meraviglia, contemplare l’esistenza e saper riconoscere le emozioni e i sentimenti che l’esperienza del bello è in grado di suscitarci.
Ma come rispondere alla realtà che ogni giorno i nostri studenti ci portano in classe interpellandoci anche solo con lo sguardo indagatore e a volte sfidante?
Come rispondere ai più piccoli il cui linguaggio parla del mondo dei media che maneggiano con disinvoltura già dall’età dei tre anni?
Queste domande che pongo a voi oggi, molte volte me le sono poste e poiché il modello del nostre essere educatori nella Scuola di Teresa Verzeri lo troviamo nei suoi scritti.
Mi limito a leggere ciò che Lei ci suggerisce nel Libro dei Doveri dove parla del “Modo di educare le giovinette”. Una sottolineatura che ho ritenuto importante è:

Buon esempio nelle educatrici

Teresa scrive “… Se volete essere veramente utili alle vostre giovani precedetele in ogni virtù coll'esempio, memori che più si edifica tacendo e operando, che predicando senza operare; e che il profitto dei sudditi non si deve alla voce del Superiore, ma al suo esempio. Il nostro Signore si umiliò prima d'insegnare ad umiliarsi; patì prima d'insegnar a patire; e volendo che i suoi discepoli portassero la croce, prese la sua, e andando prima innanzi a tutti, invitolli poscia a seguitarlo. [S. Matteo c.XXIII. v.3.]
Non così i farisei, dei quali dice il Signore: "fate quel che dicono e non quel che fanno;" (Mt.23,1-12” poiché essi colla loro condotta smentivano quello che insegnavano colla voce "
L'esperienza rende innegabile questa verità che è uopo praticare quanto s'insegna... Persuadetevi fino al convincimento che il buon esempio è indispensabile; e se trovate che i vostri insegnamenti cadono voti o hanno poco effetto, esaminate la vostra condotta, e la troverete difettosa appunto là ove le vostre istruzioni sono meno efficaci.
Siate sante e farete delle sante …”

Mi colpisce nel pensiero di Teresa il richiamo ai farisei. Quello che verrò dicendo non è un giudizio nei vostri riguardi, ma è un semplice commento alla parola di Gesù che richiama l’attenzione dei discepoli sul comportamento incoerente di alcuni dottori della legge. “loro dicono e non fanno … legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente … fanno le loro opere per essere ammirati …” nel riflettere su queste incoerenze, conviene pensare a noi e alle nostre incoerenze a come ci poniamo davanti ai nostri alunni … cosa chiediamo loro e che noi non facciamo …
Non voglio scagliare pietre contro nessuno, ma invitarvi alla coerenza che parte da un pensiero corretto – educativo e arriva al cuore dell’alunno con la testimonianza che quello che diciamo è vita della nostra vita perché il nostro dire ha sapore di vita vissuta.
Il motivo del nostro incontro è quello di aiutare i nostri ad usare con intelligenza i media, a cercare il bello che gli stessi portano, pensati oggi come mezzi di crescita individuale e collettiva se vengono usati bene, ma, ripeto, prima noi dobbiamo saperli usare, non tanto da un punto di vista tecnico, ma di ricerca de valori che contengono, per aiutare poi i nostri e dobbiamo anche aiutarli ad accettare alcune regole proprio perché il tutto torni a loro vantaggio.
Ho trovato in internet una lettera che la signora Janell Burley Hofmann, che vive a Cape Code (Massachusetts, Stati Uniti) con il marito e cinque figli, scrive al figlio di 13 anni prima di consegnargli l’IPhone.
Trovate la copia nella cartelletta, dei 18 punti che la signora presenta al figlio ve ne leggo solo due, scelti a caso, il resto a voi l’impegno di leggerlo.

7. Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono fare del male a qualcun altro. Sii un buon amico e non ti mettere nei guai

15. Scarica musica nuova o classica o diversa da quella che ascoltano milioni di tuoi coetanei. La tua generazione ha un accesso alla musica senza precedenti nella storia. Approfittane, espandi i tuoi orizzonti.

Carissimi tutti, ora lascio la parola agli esperti perché ci introducano sempre più in questo mondo meraviglioso e contemporaneamente pericoloso che ci sfida ad essere modello per coloro che il Signore ci affida nel ministero altissimo di educatori.

Buon ascolto.

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