QUANDO SI EDUCA?

Vivendo in un’epoca in cui prevale la logica del consumo, dell’accumulo superficiale, dell’”obesità cognitiva”dei ragazzi, educa chi cerca di capire cosa conta davvero, chi propone stimoli e contenuti in modo sobrio, meno consumistico e pur continuando ad essere “nutriente “ riesce ad essere anche “disintossicante”; chi si dà e tempo. Chi fa crescere la vita diritta e non si piega sotto il peso dei sensi di colpa o il timore di essere impopolare; chi si impegna a voler bene cercando il bene; chi smette di “amare” i bambini per essere da loro riconosciuto; chi ascia il protagonismo di sé per fare spazio all’altro che sta scoprendo la vita; chi consegna una “bussola”ma non imposta una rotta. Educa chi sa dire dei no e si allontana da logiche egoiste e particolaristiche; chi mostra la bellezza delle “ cose migliori” passando attraverso quelle impegnative che odorano di fatica e sacrificio; chi sa “potenziare” il proprio interlocutore (più è intelligente ?“potente”? l’ascoltatore, più è intelligente e potenziato il parlante). Chi sa esplorare i mondi possibili senza chiudersi nelle sue certezze; chi si incuriosisce e sa stimolare curiosità, chi suscita domande senza avere fretta di arrivare alle risposte, chi sa sorridere dei propri incidenti di percorso e adotta l’ironia, l’umorismo, la leggerezza per sé e gli altri; chi considera le emozioni come strumenti preziosi e fondamentali per la conoscenza del mondo sociale e culturale di cui siamo parte; chi è capace di leggere la complessità, di porre e trattare i problemi nel contesto, ma anche di collegare i saperi e dare loro senso; chi sa usare e sviluppare il pensiero che interconnette e non quello che separa. Chi è capace di “scommettere” porta in sé la consapevolezza dell’incertezza e quindi della speranza; chi sa dialogare con l’incertezza e aspettare l’inatteso; chi dà parole ed esempi che educano alla libertà; chi crede che l'istruzione e la cultura non sono ornamento accessorio, ma «strumenti» necessari di liberazione e di progresso; chi ha passione per la relazione e non teme i conflitti; chi è capace di dissotterrare tesori nascosti e di valorizzare le differenze; chi riconosce la necessità di un fine e frequenta le opportunità della vita; chi orienta progettualità e scelte personali;chi fa avanzare l’umanità verso orizzonti di giustizia e di pace. Sapremo seminare nel campo dell’uomo? Sapremo aspettare e accompagnare? Sapremo cercare senso e dare senso a parole e gesti? Si potrà investire ancora nella cultura come strumento di umanità e di identità? Si potrà testimoniare una coerenza rigorosa tra pensiero, parola e azione, attribuendo importanza fondamentale all’esempio? Si potrà tornare indietro? “Meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Educare è un’arte proporzionale a ciò che si è e alla capacità di ripensarsi, di continuamente auto-educarsi e di tenere ferme “misure alte”, da offrire nella fatica e bellezza dell’impegno quotidiano.

Autore: Prof.ssa Toso

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