Modo di educare

DEI DOVERI DELLE FIGLIE DEL SACRO CUORE E DELLO SPIRITO DELLA LORO RELIGIOSA ISTITUZIONE

VOLUME I ROMA Stamperia della S.Congreg. De Prop. Fide 1859
CAPO VI.
CURA DELLE GIOVANI E MODO DI EDUCARLE.
I. [Vocazione eccellentissima di chi attende alla perfezione altrui. Il Fondatore.] La vostra vocazione, mie dilettissime, è la più perfetta fra tutte, come quella che oltre alla propria perfezione intende alla perfezione altrui. Figlie carissime, solea dire il venerato nostro Fondatore: Pensate gran grazia che Dio vi fece per sua pura bontà e misericordia! Voi naturalmente dovevate essere nelle vostre famiglie a maneggiare la canocchia e il fuso; o starvene in conversazione facendo inchini e raccontando inezie. E invece, eccovi qui nella casa del Signore a trattare gli interessi di Dio e a spendervi per la salute delle anime. Siete levate e destinate ad operare con Dio la vostra ed altrui santificazione in ministeri altissimi e divini.
II. [Argomenti per animarsi all'educazione della gioventù e superare le difficoltà.] Se cotanto è grande e
onorevole il grado e la gloria della vostra vocazione, non ne sdegnate i pesi che vi impone, nè ve li sentite gravosi e umilianti per faticosi e bassi che essi sieno. Ciò sarebbe scortesia intollerabile che del dono di Dio vi farebbe indegne: e giammai una Figlia del sacro Cuore di tanta macchia osi macchiarsi. L'educar gioventù porta con sè un esercizio continuo di propria annegazione e di estrema pazienza: perciò S. Giuseppe Calasanzio che spese quasi tutta la lunghissima sua vita nell'educazione dei giovinetti, venne paragonato nella pazienza a Giobbe. Ma che cosa è mai tutto ciò in comparazione della gloria di vedersi asso ciate a Gesù Cristo medesimo nel ministero di salvare le anime redente col sangue di un Uomo-Dio, e destinate a una beatissima eternità? Vi sia caro e prezioso, o mie figlie carissime, ogni patimento che giova a raggiungere un fine cotanto nobile e ben augurato. Sottomettetevi all'incarico dell'istruzione e dell'educazione delle vostre giovanette con piena e costante generosità. A codesto ministero cedano le ritrosie naturali, i sentimenti di umiltà, l'amore al nascondimento e l'impazienza di godere dell'unione con Dio. Nell'esercizio della carità coi prossimi, e specialmente nel retto sacrificio di tutte voi stesse a pro delle giovani onde crescano pel Signore, sta rinchiusa per voi ogni virtù, e compreso ogni bene migliore. Vi conforti e vi consoli quel detto. "Che più di merito si acquista nell'esercitar carità a pro delle anime che nel soffrir il martirio."
III. [Principi generali per una buona educazione. I. Buon esempio nelle educatrici.] Se volete essere
Veramente utili alle vostre giovani precedetele in ogni virtù coll'esempio, memori che più si edifica tacendo e
operando, che predicando senza operare; e che il profitto dei sudditi non si deve alla voce del Superiore, ma al
suo esempio. Il nostro Signore si umiliò prima d'insegnare ad umiliarsi; patì prima d'insegnar a patire; e volendo
che i suoi discepoli portassero la croce, prese la sua, e andando prima innanzi a tutti, invitolli poscia a
seguitarlo.[S. Matteo c.XXIII. v.3.] Non così i farisei, dei quali dice il Signore: "fate quel che dicono e non quel
che fanno;" poiché essi colla loro condotta smentivano quello che insegnavano colla voce. Ma il Signore e gli
Apostoli edificavano colle loro operazioni; e quanto essi eminentemente praticavano, confortavano altrui a
Praticare secondo le forze d'ognuno e la misura della grazia, e cosi convertirono tutto il mondo alla fede.
Laddove i farisei non convertirono alcuno; poiché se abbondavano di severi precetti, in pratica non li
sostenevano; anzi gli svergognavano con una condotta affatto contraria. L'esperienza rende innegabile questa
verità che è uopo praticare quanto s'insegna, e prima mostrarlo con l'esempio che insegnarlo con le parole. [P.
Bresciani] ""Non v'ha cosa più agevole dell'ammaestrare altrui con begli avvertimenti, nè più difficile del bene
praticarli". Parecchie sorelle di abilità appena mediocre, poco eloquenti, niente zuccherose, riescono sì bene nel
persuadere le loro giovani della vanità delle cose transitorie, e le affezionano cotanto sodamente al costumar
virtuoso e mortificato, che vi fan meraviliare. E perché la loro coltivazione produce sì buon frutto e tanto
copioso? Non per altro, o dilettissime se non perché adoperano il buon esempio più che la voce, e operarono
prima di dire operate. In quella scuola ci son due maestre che tutto dì raccomandano alle loro piccine la carità
vicendevole. Ottimo insegnamento! Ma che? tra loro vi sono sempre gelosia, malsapori, rancoretti: quindi motti
frizzanti, risentimenti e scortesie. Una fa', l'altra guasta: una propone, l'altra disapprova: quella tocca, questa si
risente e ribatte, e tutto il giorno ingrunate e intrattabili. Che cosa diranno mai le giovinette? Le religiose nostre
maestre ci predicano tutto dì la dolcezza, mansuetudine e pazienza per non romper tra di noi l'unione di carità, ed esse praticano ben altro! se quanto ci raccomandano fosse cosa buona, gustosa e soave, come esse dicono, la praticherebbero esse medesime per le prime. E se desse, che sono religiose, non praticano tra loro con modi dolci, mansueti e caritatevoli, come pretenderli da noi, che siam giovanette e secolari? Che se questo non pensano, restano scandolezzate di veder religiose, che stimavano sante, cadere in mancamenti sì forti contro la carità, e per causa di alcuna scemano, se non perdono affatto, la stima, la deferenza e l'affetto a tutte le religiose, con quel danno che potete immaginare. Persuadetevi fino al convincimento che il buon esempio è indispensabile; e se trovate che i vostri insegnamenti cadono voti o hanno poco effetto, esaminate la vostra condotta, e la troverete difettosa appunto là ove le vo stre istruzioni sono meno efficaci. Siate sante e farete delle sante.
IV. [2. Non moltiplicar i comandi] Sempre nei limiti del governo e dell'obbedienza deesi lasciare alle giovani
una santa libertà, onde sappiano che il giogo del Signore è soave e i suoi servi sono liberi. Una santa libertà farà si che le vostre giovani operino volonterosamente e in accordo ciò medesimo, che oppresse da un comando farebbero con peso e con violenza. "Il rigore non vale ad altro che a serrare il cuore, incattivirlo, e renderlo ritroso, caparbio e amaro contro il Superiore; mentre per converso la dolcezza gli è cara, lo ammansa, lo eccita a bontà, lo fa docile e amorevole, e delle più nobili e magnanime risoluzioni capace". Quelle sorelle che non presentano accigliate e non ostentano autorità nè moltiplicano secchi comandamenti, ottengono a mille doppi più di chi con occhio torvo e altiero e con termini di disputa, minaccia ad ogni fiato, e procede sempre in modo deciso e imperioso. Credete, mie dilettissime, che molte volte diletta più il comando che non prema il profitto; e vuolsi talvolta che si serva Dio per essere noi obbedite, invece di bramare di essere obbedite perché Dio ne sia servito. E piace molto che si dica di noi: vedi là quella Sorella com'é autorevole? sa tener suo posto a meraviglia, e ha un'arte tutta sua per metter freno alle più sbrigliate. Mie carissime, l'encomio finirà presto, e vedrassi di certo come co' vostri modi formate delle vostre giovani tante schiave che operano pel bastone, e non figliuole di Dio, che camminano per amore. Si vedrà che siete temute come si teme il demonio, il quale non si vorrebbe mai vedere, e veduto si fugge e se ne trema, perché é brutto, maligno, fa danno e mette spavento. So ben io che non dovete accomunarvi colle giovani di troppo, né mostrar loro soverchia bonarietà, da cui verrebbero fortemente pregiudicate: ma vorrei che aveste sulle giovani una imponenza efficace e santa che vi presen tasse loro luogo tenenti di Dio, investite della di Lui autorità, e tutt'insieme animate dal suo spirito e mosse e condotte dalla carità e dolcezza del suo Cuore Divino.
V. [3 Non abbandonare le allieve ingrate] La natura e l'amor proprio invita a profondere pensieri e cure inverso a quelle giovanette che mostrano affezione, stima e rispetto, e dicono di noi tutto il bene. Ma la vera e pura carità mira con predilezione coloro che ci odiano, che ci disprezzano e sparlano di noi, trovandole maggiormente in bisogno di aiuto e di soccorso. E voi, mie dilettissime, che da una soda carità dovete essere animate e condotte, abbiate per queste giovani ingrate e sconoscenti l'occhio attento, e benigno il cuore, correndo al loro bisogno appena appena ve ne dà campo. Non una volta morderanno quella mano benefica che si stende graziosamente a loro pro e mormoreranno di voi che le aiutate, ma non commovetevi per questo, né ritiratevi da esse ponendo mente a Gesù Cristo, che né per calunnie, ne per mormorazioni, né per oltraggi si ristette giammai di far bene a tutti ogni qualvolta l'occasione si presentava. Quelle sorelle sospettosette che immaginano sempre di esser prese sinistramente, e che ghiribizzano tutto dì per sapere se qualche mormorazioncella fassi intorno alla loro condotta dalle giovanette o da altri, perdono tempo, pensiero e cervello inutilmente e peggio; e le vedete cotanto zelanti e accurate per correggere que' difettucci di lingua non perché offendono Dio, ma perché ne restano offese esse medesime. Se ciò sia vero ve lo comprovi la trascuratezza che usano nell'impedire o ripiegare a que' disordini più gravi assai, in cui esse non sono esposte. Succede il caso che la mormorazione, l'oltraggio, lo scherno, non tocchi se medesime, ma alcune sorelle, forse loro rivali. Oh! sì che allora i sensi di umanità, di carità, di umiltà sono eroici. Debbonsi compatire... alla fine dei conti son giovani e parlano per parlare, non mai per mal animo... E se vuolsi confessare la verità, non sempre si poggian male. Così non fosse! ma siam noi che somministriamo i motivi della mormorazione... chi sparla é istrumento di Dio, che vendica in noi i torti fatti alla sua maestà; ci sta bene, e più ce ne vorrebbe... dunque non si dia aggravio alle giovani che mormorano: chè anzi dovrebbero esse gravarsi di noi, perché le mettiamo in tentazione: sappiam umiliarci, compatire e perdonare. Ecco le eroine di carità, le quali non ricevendo molestia patiscono con pace che vengano molestate quelle sorelle, le quali soverchiandole in merito, rubano al loro piatto e non garbano molto al loro amor proprio. Però se questo argomentare in certune è malignuzzo, non manca di essere in sè giusto e ragionevole, e serva a tutte, che si trovano tartassate dalla lingua altrui, di lume, di norma e di conforto.
VI. [4. Studiar l'animo delle allieve] Nel maneggio e nella coltura delle giovani dovete usare di un estrema discrezione. Tenete ferma la mira di educarle alla virtù e di condurle a Dio: e nella scelta dei mezzi per riuscire vi accomodate alla tempera, all'indole, alle inclinazioni e alle circostanze di cadauna. Fate notomia dell'animo di ciascuna, ne osservate gli andamenti, ne studiate le propensioni e i moti fino a conoscerla dal fondo persa per formarne fondato giudizio: e sul conoscimento di ciascuna stabilite il modo con cui le dovete trattare. Alcune vorranno un trattamento grave, altre affabile, alcune rigido, altre dolce, riservato alcune, altre facile e confidenziale. Date a ognuna quanto le si confà, essendoché quello ci vuole e non altro per condurle alla virtù e perfezionarle nello spirito.
VII. Se vi mette alla coltura delle anime e alla educazione del cuore delle giovani, legate e schiave di certe
massime generali, applicandole indifferentemente, otterreste ben poco di bene, e correreste pericolo di causare
confusione e grave disordine. Usando dolcezza, soavità e condiscendenza con certe giovanette ardite, sfacciate e
caparbie, ne avreste ben tosto delle arroganti, pretenziose e sdegnose di freno. E se deste mano alla severità e al
rigore con altre per temperamento timido e riservato, le avreste avvilite e confuse. Parecchi sono i casi in cui è
uopo tenersi esclusivamente a un partito, se non si vuol cadere in errore. Per fare una giusta scelta, torna
indispensabile di studiare attentamente entro e fuori il soggetto, a cui deesi la regola applicare. Finché non abbiate ben conosciuta la tempera e l'indole delle giovani non vi appigliate a nessun partito specificato: men male che restino qualche tempo prive del loro pane, di quello sia ricevano un nutrimento a loro non confacente.
VIII. [5. Non voler formare le allieve sul proprio spirito] State in avvertenza per non pretendere di condurre altrui sulle vie che voi camminate: questo è un errore in cui cadono facilmente le persone che si professano spirituali. Come le fisonomia, cosi diversi sono gli spiriti; e siccome gli spiriti, così son diverse le vie stabilite dalla sapienza di Dio per condurre a santificazione. E chi volesse limitarle farebbe torto alla divina sapienza, col circoscriverla nelle sue vedute e ne' suoi ritrovati. Ad imitazione di Sant'Ignazio fatevi diverse con tutte, sicché sembri non abbiate altro spirito per quello per cui ognuna si guida, dove però non travii dal sodo e dal retto. Abbiate e mostrate stima della via di tutti, purché da Dio sia segnata, sicchè tutte si considerino sulla via più sicura per andare al Cielo, il che sarà vero contemplato il caso particolare di ciascuna; non vi essendo cammino che conduca a salute di quello in fuori che Dio ci dà a camminare.
IX. [6. Non prevenire la grazia.] Dalle vostre giovani non pretendete troppo, nè vogliate frutti immaturi. Certe riformatrici che vorrebber tutto e subito non ottengon mai nulla, e quel bel detto "Chi troppo abbraccia nulla stringe" non verrà meno giammai, finché il mondo sarà mondo. Signore zelanti, la capite ben bene. Quante volte si mettono alla tortura le povere anime esigendo oltre l'esigenza della grazia! Se voi poteste somministrare forza e virtù proporzionata alle vostre pretese vorrei passarvela: ma come si fa, se non potete dare quello che esigete sopra le forze altrui? Non é questo un procedere stranissimo e ingiusto? Il tal Santo, la tal Santa fece questo e anche più. E io vel concedo, ma da loro era richiesto da Dio, il quale potè e diede loro grazia e virtù per corrispondergli. Nè soltanto il Signore dà quanto esige, ma molto di più, poiché conoscendo l'impasto nostro miserabile sa che noi sprechiamo assai de' doni suoi; e quel tanto pretendere che si fa dei prossimi, sopra tutto dalla gioventù, dà indizio certo che si ha ben poco di cognizione della miseria umana e una misura assai scarsa del lume di Dio. Chi sforza con industria una pianticella a produr frutta prima del tempo dalla provvidenza nella natura segnato la fa disseccare: e se una volta si ottengono alcuni frutti, sono così insipidi; che fanno pentito chi li assaggia, e chi li ha affrettati. Che bel pro! per quattro frutta premature e senza gusto perder una pianta, che lasciata nell'ordine naturale avrebbe date a suo tempo frutti in copia e saporitissimi. Così fate voi delle vostre giovani lorché le assalite e opprimete con pretese e rigorismi indiscreti suggeriti dallo spirito umano, che é insofferente, non mai dallo spirito di Gesù Cristo che sa attendere con pazienza e longanimità. Però non vi vorrei trascurate e fredde nella coltura delle giovanette intorno alle quali desidero vi adoperiate continuamente; ma vuolsi discrezione. Bisogna tener ferma la massima di seguitare la grazia, non prevenirla giammai; e siccome il Signore é dolce e retto, così voi dovete essere dolcissime nell'esigere e rettissime nel governare e sostenervi. Andate caute adunque e riserbate nel determinare i singoli sacrifizi e le singole pratiche che il Signore possa addomandare nelle vostre allieve, e in tanto non trascurate di conoscere quello che Dio vuole, dipendendo molto da ciò la santificazione delle anime loro. Conosciuto questo, esigetelo con discrezione, ricordevoli come il Signore non sempre domandi subita esecuzione nè tutto in un punto, ma alle volte in molto tempo assai. Qui pure è uopo prudenza grande e illuminata per secondare la grazia e non prevenirla; altrimenti si esigerebbe quanto non ci si può dare; il che produrrebbe inquietudine e confusione, con sommo danno dell'anima che si regge. Intorno a quest'argomento cotanto dilicato è cosa malagevole il produr casi o esempi che dichiarino, tornando difficile più che non si crede l'applicazione. Però mi rimetto alla prudenza della vostra Superiora, senza il consiglio della quale se non dovete camminar sicure giammai, meno poi il dovete in materia di tanta importanza, in cui l'anima vostra e l'altrui vengono compromesse.
X. [7 Non esigere tutto da tutti, né voler rimediare a tutto] Non deesi nemmeno pretendere di impedire in tutti ciò che in noi stessi non crediamo di poter tollerare, nè di ottenere da tutti quanto noi ci stimiamo in dovere di praticare. Questo sarebbe uno zelante errore, che produrrebbe infiniti disordini. S. Giovanni Battista conosceva e praticava ogni cosa colla maggior perfezione; pure richiesto da alcuni pubblicani peccatori che cosa avessero a fare in penitenza de' loro peccati il Santo disse loro:"Niente di più di quel che vi é comandato". [S. Luca c. III. v. 13] Ecco come S. Giovanni Battista si attiene all'estremamente necessario, sapendo che se avesse esatto di più, nemmeno il necessario avrebbe ottenuto. Imparate da Lui, mie carissime, ad esser all'estremo discrete.
XI. Non vi pensate di riformare il mondo in ciò che da nessuno potè esser riformato. E' uopo soffrire quei disordini che non si possono levare o impedire senza causare altri disordini. D'ordinario sono di tal genere tutti que' disordini che han preso pié fermo per lunga costumanza o abitudine. Nel caso la prudenza vuole che non si tocchi la materialità, e si dia mano alla sostanza, procurando che in quelle cose di uso e di abito non vi entri peccato; il che si ottiene col purificare l'intenzione e rettificare la volontà di chi é nella circostanza, non mai col porne dubbio di peccato ove realmente non vi sia peccato, né vi possa essere, se la malizia non entra a formarlo.
XII. [8. Ricorso a Dio] Camminate sulle traccie che vi segnano le vostre Costituzioni e non fallirete. Però non dimenticate giammai che il profitto delle vostre giovani sta in mano di Dio, e non si ottiene che per sua virtù. Non è legato nè alla vostra dolcezza, nè al vostro rigore; ma alla mozione dello Spirito Santo che spira ove vuole e quando vuole. [S. Giovanni. c. III. v. 8] Dunque ricorrete a lui, perché animi e governi le vostre parole, le vostre operazioni e in uno apra, illumini e muova il cuore e la volontà delle vostre affidate, e le fatiche vostre non cadano infruttuose; e Dio ne sia glorificato. In massima usate dolcezza, benignità, vigilanza, discrezione, zelo e vedrete che senza comparire imperiose e dominanti, dominerete salutarmente i cuori; imperocché il padron dei cuori, Dio, sarà con voi, governando e disponendo nella sua sapienza il tutto, e guidando a mano a mano ciò che nelle circostanze conviene. Oh! come sa ben governare chi è governata da Dio.
XIII. [Principi pratici della buona educazione. 1. Esercitare le allieve nella mortificazione della propria volontà]. Riguardo alle convittrici, la cui educazione evvi per intero affidata, vi stia null'animo ben impressa la massima di educarle buone ed esperte madri di famiglia, di guisa che abbiano a portar pace, letizia e benedizione a quella casa, alla quale la provvidenza le a destinate. Mortificate il loro proprio sentire e il proprio volere, e rompete del tutto ogni lor capriccietto, capacitandole della ragione possibilmente, e ove la ragione non vale, mostrare autorità, ma sostenere il giusto. Guai! se in una famiglia la Signora è capricciosa! ogni cosa va in rotta e a soqquadro. Persuadete le vostre giovani che nulla v'ha di peggio dell'egoismo, e fate di questo spirito la più orrida pittura, convincendole della necessità di dimenticare sè stesse, il proprio genio, l'interesse proprio, per piegarsi ad altrui in ogni cosa che da Dio vietata non sia. Dite loro frequentemente che non ha pace, nè pace arreca chi ha propria volontà. Che una donna dura di testa e ostinata nel suo volere non è amata nè da Dio nè dagli uomini: viceversa la donna senza volontà che fa suo il piacere altrui, e per virtù si adatta a tutto e a tutti, a Dio è in benedizione, e forma la delizia e la felicità della sua casa.
XIV. [2. Presentare l'annegazione sotto un aspetto dolce]. L'argomento dello spogliamento della loro volontà e la morte delle loro inclinazioni, il che si ottiene colla rinnegazione, lo dovete molto inculcare alle vostre giovani. Ma non presentate loro la rinnegazione trista e amara come compare, ma ragionevole, condita della soavità e della grazia, e alleggerita dalla mano del Signore. Fate loro conoscere che la rinnegazione di sè medesimi torna indispensabile dal momento che pel peccato l'uomo è caduto in contradizioni con Dio: dite loro che il Signore la comanda e nessuno se ne può scansare. Però non crediate, mie giovani dilettissime, soggiungete lor tosto, che il Signore voglia comandarvi cosa contraria alla vostra felicità: nè il vuole, nè il può. Comanda l'annegazione di noi stesse perchè è necessaria alla nostra felicità non solo eterna, ma ancora temporale. Fate sentire alle vostre giovani quanto siano pesanti i piaceri del mondo, onde cerchino la consolazione di Dio. Mostrate loro le fortune del mondo fantastiche e apparenti, che si dileguano in un punto qual fumo e nebbia; perchè si dian solerzia e industria di guadagnarsi quella vera felicità che dura in sempiterno. Convincetele quanto sia giusto che fatichiamo per conseguire il cielo, almeno almeno quanto faticano i mondani per perderlo, onde non essere nel novero di coloro, dei quali dice il Signore: [S. Luca c.XVI. v.8.] "Essere meno illuminati i figli della luce che i figli delle tenebre." E qui dite loro che riepilogando a un'occhiata tutte le cose che debbono negarsi, considerino se una sola se ne trova che sia capace di renderle veramente contente e soddisfatte. E indi conducetele a confessare per intimo convincimento con Salomone "Che tutto è vanità e afflizione di spirito," [Ecclesiast. I.14] conchiudendo poi così: Ecco giovani mie carissime, quali siano le cose, e di qual natura che dovete in voi mortificare a morte. Vanità di vanità e afflizione di spirito: e questo sarà un sacrificio che si vuol ottenere da voi?
XV. [2. Istillare l'amore alla virtù.] Spogliate quanto si può le vostre giovani di sè medesime: non le dovete lasciar nel nulla, ma di mano mano che andate spirando loro il disprezzo per le mondane cose, lo staccamento di sè stesse, dovete insinuare nel loro tenero cuore la stima e l'amore alla virtù e al praticar virtuoso. Mostrate loro il bene e il ben operare nell'aspetto il dolce e lusinghiero che mai: e poi dite: mie giovani carissime, per quanto vi rappresenti soave e dolce il bene, è sempre nulla a paragon del vero. Vi basti questo: Dio stesso sarà vostro premio e corona.
XVI. [4. Insegnare sode divozioni e sode pratiche di pietà] Suggerite loro poche pratiche di pietà, ma molto sode, avvisandole dell'importanza che siano compite con vero spirito di fervore, e sodamente. Fate nascere nel cuore delle vostre giovani una vigorosa divozione al santissimo Sacramento, e ispirate loro venerazione e rispetto alla casa del Signore. Raccomandate loro la divozione ai Cuori adorabili di Gesù e di Maria, e fatele amorose e confidenti di Maria santissima, mostrandogliela Madre, e confortandole ad essere vere figlie coll'imitazione delle di lei virtù. Confortatele ancora alla frequenza dei santissimi sacramenti, e le istruite sul modo di disporvisi per ottenere frutti copiosi. Battete forte sull'esercizio della santa meditazione, e fatene loro conoscere l'eccellenza, l'importanza, l'utilità. Insegnate loro come si fa l'esame della coscienza, e persuadetele della convenienza di farlo ogni sera, onde conoscere i propri falli per dolersene e prendere risoluzioni più ferme ed efficaci di non incorrervi mai più. Ricorrendo novene o solennità mettetevi destramente al fianco delle vostre giovani per raccomandarle al loro cuore con parole commoventi, convincenti ed efficaci. Tra le pratiche di pietà merita considerazione ben grande la lezione spirituale.Ispirate alle e giovani molta stima dei buoni libri, le convincete dell'aiuto che danno nel cammino spirituale. Dite loro di un S. Ignazio, di un S. Agostino, di un S. Giovanni Colombino ed di altri che in virtù di una buona lettura si staccarono dalle mondane vanità e diedero le spalle al mondo per amare le cose celesti e servire a Dio unicamente. Consigliate tra i libri migliori le opere di S. Alfonso Liguori, di cui lo spirito e le massime sono vigorosi per impedire i peccati, e miti per salvare i peccatori. Vorrei che lo spirito e le massime del Santo di Liguori fossero a voi care come lo erano al nostro Fondatore.
XVII. [5. Alienare le allieve dall'ozio dal gioco, dalle comparse e dai pubblici spettacoli.] Fare schive le vostre giovani dell'ozio e amanti del faticare. Dio, dite loro, lorchè dannò l'uomo alla fatica non fece esclusione dei signori, ma nella pena gli uomini tutti comprese, come tutti erano compresi nella colpa. E altresì mostrate prudentemente i pericoli e la noia che arreca l'oziosità, e i vantaggi dell'occupazione, col piacere e diletto che apporta. Proscrivete l'abuso del giuoco in cui se entravi passione ne risulta disordine alla casa, inquietezza nei congiunti, sbilancio nella economia e danno all'anima. Convincetele della vanità e scempiezza delle comparse, dei pubblici spettacoli e delle galanti etichette: senza però scendere a certi dettagli e a certe particolarità, che potrebbero di leggieri svegliare nelle giovinette bramosia di cose siffatte prima che avversione. State alle generali e dite con isquisita prudenza.
XVIII. [6. Prevenire con prudenza contro i pericoli futuri.] Le giovinette convittrici debbon essere premunite e istrutte sull'avvenire che le aspetta, ma con estrema delicatezza e prudenza, sicchè la cognizione del disordine non faccia in esse impressione perniciosa, ma corrano alla necessità di fuggirlo e restino ferme nella risoluzione di un costumar virtuoso. Per questo ottenere è uopo che le istitutrici siano sagge e avvedute. Dovete dire in guisa di provedere a tutto senza dir tutto: anzi dovete tacere assai, e tacere in modo che le giovinette del vostro silenzio non si accorgano, e non entrino neppure in sospetto che loro venga celato cosa che sia. Quelle maestre che con discorsi sincopati e con misteriose pantomine svegliano nelle zitelle sospetto e curiosità, guastano l'educazione.
XIX. [Trattar con dolcezza le traviate. Il Fondatore.] Non si faccia meraviglia che le giovani giunte a certa età restino affascinate dall'incantesimo delle cose mondane, e paghino il misero tributo al grillo e la bollore della gioventù. Il nostro Fondatore dicea, essere la gioventù come le mele che van soggette al rotto. Faranno qualche scappatella, si sbriglieranno per qualche tempo e morderanno il freno, ma poi tornano al dovere: voi frattanto non vi spaventate, nè le atterrite con sentenze severe e minacciose. Siate benigne e soavi, e colla dolcezza e colla sofferenza otterrete a mille doppi più che colla severità e col terrore. [S. Francesco di Sales.] Era avviso di S. Francesco di Sales che si prendono più mosche con una stilla di miele che con un barile d'aceto. Mentre però dissimulate e sopportate quel traviamento giovanile, che è quasi inevitabile, tenete l'occhio attento sui passi delle amatissime vostre giovani, onde correr preste ad aiutarle e soccorrerle appena appena ne abbiate un cenno di richiesta. E sebbene non vi cercassero, non vi basti il cuore di abbandonarle a loro stesse, specialmente in certe emergenze critiche e pericolose in cui si trovano in maggior bisogno del vostro sussidio. Fatevi allora possibilmente vicine, ma con titoli e modi cotanto industri e ingegnosi, che sembri desiderio della loro compagnia la brama che avete della loro riforma. [S. Ignazio.] Domandate a S. Ignazio come negoziasse il ravvedimento del Zaverio: e altrettanto fate voi. "Entrate colla loro per sortire colla vostra." Accarezzate le vostre care fuggiasche, che sebbene fuggono alquanto dagli amplessi di Dio, però gli son care tuttavia, e tuttavia le ama. Le encomiate ancora per qualche lor merito, se ciò trovate opportuno: e mostrate di amarle con tenerezza per comperarvi il loro amore, e così prender credito e forza sopra l'animo loro e farvi largo a persuaderle di miglior condotta, staccarsi dalle vanità del mondo e ritornare a Dio.
XX. [Regole da tenersi nel correggere] Lorchè saranno tocche e persuase di darsi con fervore alla pratica della virtù, andate bel bello con discrezione e prudenza correggendole di que' difettucci che dalla virtù le allontanano.
XXI. [I. Discernere i difetti per temperamento dai difetti per volontà.] Sappiate però differenziare nell'avvertire e nel correggere difetto da difetto, come vi prescrive la santa Regola. Non date peso a cosuccie da nulla: certi diffettuci che provengono da bollore della gioventù, da poca esperienza e meno discernimento; da temperamento vivace e da brio di spirito non ve li prendete con troppo calore; lasciate che la natura si spieghi e manifesti le sue tendenze e ciò sarà pel meglio. Tuttavia non vi tacete del tutto, ma venendovi il destro fate conoscere alle difettose lo sconcio dei loro difetti, però senza aggravarli di colpa o esagerarne la reità: ma parlandone come di cosa sconvenevole in una giovane ben nata e cristiana che è bramosa di vivere virtuosamente e di piacere a Dio.
XXII. Sui falli poi che nascono assolutamente da mala volontà, specialmente se sono abituali e frequenti, non sorpassate nè perdonate di leggieri. Avvertite che certi spiriti folletti si sapranno destramente nascondere e travisare: poichè conoscendo la loro reità sepper preventivamente preparare di che coprirsi o mascherarsi. E ciò si fa in silenzio, e se volete, in aria di modestia e umiltà. Aprite gli occhi e non vi lasciate illudere e ingannare. Se voi non sarete avvedute e attente, succederà facilmente che le giovani più aperte, pronte e sincere si abbian da voi ad ogni tratto rimbrocci e gastighi e le scaltre, infinte e macchinatrici si portino via carezze ed encomi. Questi casi non sono rari: e così non fosse; non correggete adunque a misura, ma a peso. Ciò che fa il male è la volontà: si conosca qual parte abbia questa nel fallo commesso, e si riproveri e castighi proporzionatamente. Avverrà non una volta che dobbiate correggere severamente in una giovane ciò che in altra dovete compatire e sorpassare; poichè quella avrà peccato e questa no, sebbene l'azione sia la stessissima; e questo per concorso libero o per mancanza di volontà. Quella maestra che correggesse tutto i tutte indifferentemente, sarebbe pure una cattiva educatrice; e più che bene produrrebbe male e disordine.
XXIII. [Non isvelare imprudentemente la malizia a chi pecca materialmente.] Se vedeste, e il vedrete spesse volte, che alcune commettono azioni, le quali per sè stesse sarebbero peccaminose quando fossero accompagnate dalla cognizione del male e animate da cattiva volontà, e vi accorgete che coloro che le commettono non conoscono la reità dell'azione e operano senza cognizione di peccare; vi guardate dal metterle imprudentemente in cognizione ciò che ignorano: Questo, mie carissime, sarebbe uno zelo pregiudizievole assai a quelle povere anime che per permissione misericordiosa del Signore sono in un'ignoranza che le libera. Se voi correste fuori di tempo colla vostra istruzione... che pro ne avreste mai? Quelle giovani che prima operavano in buona fede riguardo alla colpa, dipoi opereranno con cognizione di peccare, e peccheranno difatto, se la volontà sarà aderente al male. Ecco il bel guadagno! Ma le zelanti sogliono dire: io scopro che quell'azione è peccaminosa, per determinare la delinquente a non commetterla mai più; e di ciò fare sentomi obbligata dal dovere di carità. Ah! mie carissime, cotesta non è la carità di cui debb'essere animata una Figlia del Sacro Cuore. Vi prema, e molto, di allontanare quelle giovani da ogni mal praticare, ma nol procurate giammai a tanto costo dell'anima loro. Voi col vostro procedere animate col male un'azione che in quelle poverette era materiale e morta.
XXIV. Adunque lasciarle difettose in eterno? No, mie carissime, non intendo mai questo: anzi si procuri di correggerle e riformarle: non mancano mezzi. Presentate loro, come già si disse, quell'azione inconveniente e contraria alla virtù. Esortatele con soavità a farne un sacrifizio a Dio che è pronto a rimunerarle con grazie e favori in questa vita pure, oltre alla rimunerazione eterna. Convincetele con buon garbo e dolcemente che da quella azione non hanno avuto giammai una soddisfazione soda e appagante, ma sempre amarezza e malcontento al cuore. Promettete loro che se saranno docili al vostro avviso e si atterranno alla mortificazione che domandate, sentiranno nell'animo un tal conforto e piacere che se si vuol conoscerlo è uopo provarlo, imperocchè disse il Signore: "Gustate e vedete." [Salmo XXXIII v.9.] Dite quanto sapete dire prudentemente, ma non nominate loro il peccato giammai, non essendo ciò sicuro per allontanarnele. [Fondatore.] No, mia carissime, credetelo pure, dicea sempre il nostro Fondatore, che l'avvertire come si fa con imprudenza della colpa non è un mezzo necessario nè utile per togliere dal disordine: laddove il danno che se ne ha è reale e innegabile. I mezzi che suggerisce quella carità che è propria delle Figlie del Sacro Cuore, otterranno più sicuro lo scopo e non causeranno inconveniente alcuno.
XXV. [3. Non metter peccato ove non è.] Se una caritatevol prudenza non permette si scopra il male a chi lo ignora, sebbene vi sarebbe realmente se la mancanza della cognizione non lo scusasse, men che meno, dovrassi metter male ove per nulla vi può essere. Mie dilettissime, non inventate peccati, chè ve ne sono anche troppo. Piuttosto procurate diminuirne il numero col formare buona la coscienza, retta la mente, puro il cuore delle vostre giovani, perchè fuggano ogni ombra di male e pratichino ogni fior di virtù.
XXVI. [4. Distinguere la vivacità dalla sfacciataggine.] Perdonate molto di buon animo alle molto vivaci, pronte e risentite. Queste sebbene incorrano in gran numero di mancamenti, ne risulta ben poco di male, pesando pochissimo perchè commesso o per sorpresa, o per impeto primo, e quindi non avvertiti o non voluti. E guai! se si angustiasse il loro cuore con dubitanze di male che esse non conoscono nè vogliono commettere. Guai! se si opprimessero con soverchio rigore! O darebbero in avvilimento, o annoiandosi e stancandosi abbandonerebbero affatto la via della virtù. Le giovani più vivaci che come l'argento vivo non posan mai, sono le più timide; e una sola parola, uno sguardo le fa arrossire e tremare. Sono altresì le più docili e pieghevoli: sicchè per averle nel sentimento vostro non sarà uopo più che di esporglielo. E se in pratica se ne allontanano succede per leggerezza e per sorpresa, non mai per principio di contradizione. Desse tendono naturalmente a stimare più assai il giudicare e sentire altrui che il proprio: e non una volta vivono dimentiche di sè medesime e poggiate a chi le regge, che nè manco san vedere e sentire diversamente da quello che vien loro mostrato. Coltivate le giovani di questo spirito con peculiar impegno, potendovene compromettere assai. Non tutte le maestre conoscono il buono di queste giovanette dotate di una tal tempera di spirito: alcune anzi non ne vorrebber sapere, piacendosi meglio di quelle giovani d'ingegno pesante e pigre che poco parlano e meno si muovono poichè non sturbano nè inquietano. Quindi a queste si prodigano lodi ed encomi sperticati e sopra quelle poverette a cui gorgoglia e ribolle il sangue nelle vene, sicchè alle volte manda qualche vampa alle maestre un po' incomoda, si scaricano tutti i vituperi e tutte le gravezze, perfino a farle colpevoli del male che non han fatto. Sieno oculate sopra di ciò le Superiore e le Direttrici, e correggano severamente quelle maestre che nell'argomento difettassero: e non ravvedendosi, la Superiora e rimuova all'impiego come inabili all'educazione.
XXVII. [5. Correggendo in pubblico star sulle generali e inculcare specialmente la subordinazione.] Parlando in generale alle vostre giovani correggete que' difettucci a tutti comuni colla più grande libertà; regolata però sempre da una squisita prudenza. Combattete sommamente nelle smorfiose e vanarelle le massime e lo spirito del mondo: ed esaltate nelle sodamente devote lo Spirito e le massime di Gesù Cristo. Fate sentire a tutte con forza il peso delle eterne verità: mostrate a tutte quando importi salvar l'anima propria. Incalzate sull'adempimento dei propri doveri, e inveite soavemente sulla trascuranza dei medesimi. Vi adoperate con alacrità perchè le vostre giovani sieno distinte per subordinazione, rispetto e obbedienza verso i loro genitori e verso tutti che sono ad esse superiori. A' nostri dì in cui l'insubordinazione e l'indipendenza regna a trionfo e precipita a rompicollo la gioventù, torna doppiamente necessario che le educatrici si diano con tutta forza a suggerire e ingerire nelle giovanette sommessione e dipendenza.
XXVIII. [6. Parsimonia nel far correzioni particolari.] Conferendo poi in particolare colle vostre giovani non siate facili ad avvertirle e correggerle di ogni difettuccio, o mancamento che in loro scorgeste. Aspettate che la grazia applichi a ciascuna quanto le piace di ciò che a voi ebbe spirato di dire in generale a tutte, e che muova conformemente colla misura, nel modo e nel tempo come sarà stabilito nelle disposizioni sapientissime di Dio.
XXIX. [7. Secondare la grazia in chi è corretta e si vuol correggere.] Lorchè la grazia ha fatto il suo colpo, e il cuore n'è penetrato e commosso, vi date studio accurato di coltivarne i movimenti, onde averne l'effetto inteso dalla divina bontà. Non perdete di veduta giammai quanto una volta conosceste che la grazia esige: e battete continuamente colla grazia medesima, che non si tace, anzi parla più forte se voi per così dire le date mano in aiuto: ma avvertite di procedere colla stessa forza e soavità. Esigete e perdonate: perdonate ed esigete e l'uno e l'altro dovete continuare incessantemente; altrimenti l'anima o si rilascierebbe, o darebbe in avvilimento. E dei due estremi non saprei dire, o mie dilettissime, qual sia il peggiore e il più contrario al progresso nella vita spirituale.
XXX. [8. Alternare la dolcezza col rigore.] Per ottenere dalle vostre giovani fedeltà alla grazia nel modo proporzionato al loro temperamento, alla loro età, alle loro circostanze, vi converrà adoperare ora dolcezza, ora rigore: e oggi dovrete animare e dar coraggio, domani umiliare e punire. Questo è pure il modo usato dalla grazia divina. Dovete amare sinceramente l'anima delle vostre giovani, siccome l'ama Iddio stesso: e nulla avete omettere o trascurare di quanto giova a recarle salute. [Arte di ben governare. Traduzione del P. Bresciani.] In massima usate dolcezza. "E' mestieri aver l'animo assai più virtuoso, e più gagliardo per governar con dolcezza che con rigore; e vaglia il vero; siccome l'uomo non è imperioso, che per non sapersi vincere a sopportar nulla, può dirsi a ragione cotesto spirito altiero che domina in esso, null'altro essere che la debolezza e l'impotenza di sua natura, la quale sotto maschera dello zelo, si lascia trasportare dall'impeto di sue passioni, nè ascolta che l'amor proprio, insofferente e sdegnoso d'ogni minima opposizione. Nell'arca dell'alleanza le tavole del decalogo erano chiuse accanto alla manna, ma v'era eziandio la verga." Così nella soavità del vostro cuore sorga una benigna indignazione contro il disordine, e all'uopo date pur mano alla severità e al rigore. [Proverbi c.XXIX v.15.]"Non privare, dice lo Spirito Santo, il fanciullo della correzione: perocchè se tu percuoterai colla verga, egli non morrà. Tu lo percuoterai colla verga , e libererai l'anima di lui dall'inferno." [Arte di ben governare. Trad. del P. Bresciani.] "E' perfetto quel governo in cui il rigore e la dolcezza, sono adoperati sì a proposito che l'uno si contemperi a perfetta concordia coll'altro. S'egli avviene che chi governa talora si sdegni, sia in suo risentimento la collera della colomba e dell'agnello che non reca offesa" corregge ma salutarmente. Fate come il medico saggio che ferisce per risanare. Cessando il castigo e la correzione, lorchè è opportuna, per soverchio timore di conturbare la delinquente, verreste ad ucciderla nell'anima per lisciarla nel corpo: nol fate mai. Badate però che la correzione è salutare se ben usata: e mal usata fa danno e non una volta porta ruina.Dee nascer da carità, e dalla carità dee essere animata, regolata e sostenuta. La correzione se parte da giusto principio riesce una medicina non disgustosa ma gradita, sebbene l'amor proprio naturalmente ne venga ferito: se voi batterete a proposito, le vostre giovani bacieran quella mano che le percuote, conoscendosela salutare.
XXXI. [9. Ricorrere a Dio e far la scelta del tempo, delle circostanze, dei modi più opportuni.] Dovendo coreggere o castigare per prima cosa vi consultate con Dio, protestando dinanzi a lui che non vorreste esser mosse e guidate che dallo spirito suo e dalla sua purissima carità. Indi aspettate tempo opportuno e circostanze favorevoli, e studiate sul modo più acconcio ed efficace e meno aspro e irritante per toccare salutarmente la delinquente, convincerla della sua reità, muoverla a detestarla e a confessarsene colpevole dinanzi a Dio, con proposito di non incorrervi possibilmente mai più. Fatta la correzione debitamente, vi componete per qualche tempo a gravità nei vostri modi, sicchè la colpevole vegga in voi l'odio che avete alla colpa e l'afflizione che vi arreca: veduta la difettosa correggersi di cuore del suo difetto, mostratevele di nuovo il viso lieto e più lieto che mai, onde conosca la vostra consolazione pel suo ravvedimento.
XXXII. [Mezzi per prevenire il male. I. Custodia accuratissima delle giovani.] Coltivate e custodite molto, e molto accuratamente le mente e il cuore delle vostre giovanette, mentre sono ancora tenere, onde impedire per quanto è possibile che in esse entri il male, essendo miglior cosa di preservarnele coll'ammonizione, che di liberarnele poi colla correzione. Allontanate le giovanette da tutto ciò che potrebbe loro menomamente guastare la mente e il cuore, o corrompere come che sia i loro costumi. Procuratelo con alacrità e con efficacia, adoperando però di una squisita prudenza, essendo il punto per sè delicato, e specialmente se si tratta di giovanette a cui la cognizione del male potrebbe facilmente essere un incentivo a desiderarlo e a procurarselo. La circospezione e la riservatezza in questo argomento sia estrema: e non si tema giammai che sia soverchia.
XXXIII. [2. Rigore nel licenziare chi può nuocere.] Se una giovinetta convittrice o esterna potesse nuocere alle altre, non correggendosi perfettamente dietro le vostre ammonizioni, la si allontani sul fatto, onde impedire che la pecora rognosa gusti tutto il gregge. Non v'è dubbio che una sola che sia infetta, basta alla ruina di tutte: e perciò in questo argomento non si cammini con benignità e con lentezza, ma si proceda con rigore e si ripari con sollecitudine.
XXXIV. [3. Non permettere divertimenti pericolosi.] Non si permettono canzonette, rappresentazioni, balli, letture o simili che possano come che sia essere d'inciampo alla virtù delle vostre allieve. Le allontanate con saggia industria da ogni menomo pericolo di male senza che esse le molte volte conoscono di qual male le allontanate: e le innamorate della virtù al vizio contraria senza che si accorgano di scampar da un male, se non fosse sotto l'aspetto di leggerezza, di vanità, e di dissipazione. Nelle rappresentazione che ci concedono a carnovale, o simili altri divertimenti, abbiate di mira di istruire le giovanette mentre le sollozzate: tutto dovendo servire a formarle alla virtù e a coltivarle e Dio. Le affezionate a un contegno modesto, riservato e angelico: che è una guardia potente della loro virtù.
XXXV. [4. Correggere le affezioni troppo tenere.] Accorgendovi che alcune teneruzze di cuore leggermente si attacchino alle maestre, alle compagne, e alle cose di quaggiù, bel bello con destrezza e prudenza, procurate di renderle di tempera più soda, mostrando loro che il nostro cuore non è fatto per le creature, ma per Iddio: e che le creature ci sono d'inciampo al conseguimento della nostra vera felicità, se poco o tanto da Dio ci allontanano. Con questi o simili modi v'industriate di ottenere compitamente lo scopo di conservare le vostre giovani intatte e pure agli occhi purissimi del Signore.
XXXVI. [5. Prudenza nell'interrogare e nell'ascoltare.] Non vi prendete caldo per amore di zelo, di avanzare certe interrogazioni che non convengono: nè vi credete in obbligazione di ascoltar tutto o molto in certe materie. Si taccia affatto o si tagli corto, sbrigandovene con disinvoltura, e ritenendo in voi quel tanto solo che è necessario o utile per riparare a qualche disordine che sovrasta. Nel caso non poteste, secondo la prudenza, conoscere dalla giovane quanto a vostro parere sarebbe necessario, fatene consapevole la Superiora, e a lei lasciate il pensiero. In massima tenete fermo esser men male, non mettere ripiego a un disordine, che correre rischio di causarne, col rimediare, un altro forse peggiore. Il Signore preservi sempre mai le Figlie dell'adorabile suo Cuore da uno zelo mal inteso o imprudente, e da una sciocca semplicità che guasta l'interesse di Dio insidiando al candore delle anime innocenti.
XXXVII. [6. Ispirare nel cuore delle giovani il timore e l'amore di Dio.] Ispirate alle vostre giovani il santo timor di Dio e un filiale confidenza in lui, dicendo loro: se temerete e spererete, otterrete le divine misericordie. Se le vostre giovani saranno tementi Dio, temeranno pure il peccato che alla santità di Dio si oppone. Vi adoperate con forza per persuadere essere il peccato l'unico male e l'unica disgrazia che ci possa arrivare, come Dio è l'unico bene e l'unica nostra felicità. Se potete ottenere da coteste care giovanette timor di Dio, odio e fuga del peccato; è il tutto che possiate desiderare. Finché il timor di Dio avrà nel cuore delle vostre giovani una radicetta, una barbicina, eziandio sottilissima, che 'l tenga verde, le giovani non si disanimino, non si inviliscano; ma ristretta ogni virtù al cuore, di null'altro siano maggiormente sollecite che di rincalzare e rafforzare questo arbore di vita dal turbine combattuto. Come l'ago introduce nella stoffa il filo, così il timore insinuerà nell'anima delle vostre giovani l'amor di Dio. Parlate loro del divino amore e di quella dolcezza che supera ogni dolcezza, e vince ogni amarezza, in quel modo che è conveniente alla loro età e alle lor circostanze. È necessario che le vostre giovanette sieno investite da un timor santo e salutare di Dio, che le faccia paurose della sua indignazione, de' suoi castighi; ma nelle loro operazioni dovete procurare sieno sempre animate a preferenza dall'amore, cioè dal desiderio di piacergli e di goder di lui e de' suoi beni.
XXXVIII. [Avvertenze intorno ai divertimenti] Per allontanare le vostre giovani dal male e per ottenere incremento di virtù nel loro spirito, è necessario che anche il corpo si abbia il suo ristoro. Persuadetevi di questo ben bene, e studiate modo più opportuno e proporzionato per divertire le giovanette di guisa, che abbiano un vero sollievo. Le giovinette nel loro divertimento hanno uopo di sfogo e di libero sfogo; altrimenti non ne restano soddisfatte, e non ne hanno tutto il pro. Lasciate che esse medesime scelgano il genere del divertimento, che però dovranno a voi sottomettere per conoscere se sia conveniente e proporzionato alla loro età e alle lor circostanze. Approvato il sollazzo, permettete ne gustino senza che la soggezione della sorveglianza, che sempre vi debb'essere, le renda ritenute oltre il convenevole. Un libero sollievo mentre le sviluppa nel fisico, le dispone ad accettare più volentieri e con maggior frutto le istruzioni che si danno al loro spirito, e i suggerimenti che si mettono nel loro cuore. Non abbiate scrupolo a lasciarle saltellare: questo sollievo è ambito dalle giovani assai, e si sperimenta giovevole alla sanità e allo sviluppo del fisico. [Il Fondatore.] Il nostro saggio Fondatore non soltanto permetteva questo divertimento, ma molto il raccomandava dicendo: frattanto che saltano non pensano né discorrono di cosa che sia. In carnovale e in altri tempi ancora se si crede, si facciano rappresentazioni edificanti, in cui le giovanette trovano sollievo e istruzione, commovendosi salutarmente ed eccitandosi alla virtù.
XXXIX. In quaresima e nell'avvento esortate le vostre giovani ad astenersi da certi sollievi che sanno troppo di allegrezza. E ciò per avvertirle e confortarle ad entrare nei sentimenti della Chiesa, che in tempi cotanto santi invita specialmente alla vita interiore e al raccoglimento. Però cessando da un divertimento ne introducete tosto un altro più ammodato che alle circostanze sia conveniente: e non si lascino le giovani abbandonate a sé medesime, ciò che alla disciplina è dannosissimo. In massima si procuri di divertirle tutte in unione per impedire indirettamente certi congressi e confabulazioni, che se non offrono sempre del male, del bene mai.
XL. Siate vigili e attente sulle vostre giovani mentre si trastullano. Non le opprimete, ma non le perdete di vista un momento giammai; e state osservando ogni loro andamento. Desse però non si avvedano della sottile vostra vigilanza sui fatti e detti loro; e considerino l'attenzione in cui vi vedono, effetto del piacere che provate pel loro divertimento: e il vostro piacere raddoppierà il loro, e diranno con gioia: vedete un po' là la nostra Madre Direttrice o la nostra Maestra che si diverte con noi! E credendovi fatte piccole con esse, vi aprono più facilmente il cuore, e voi avete agio d'introdurvi a mano a mano ogni modo di costumar virtuoso. Nel tempo delle ricreazioni se sarete industri e premurose potrete impedire molto male e operare molto di bene. Qui avrete facile opportunità di conoscer la tempera dello spirito, le inclinazioni del cuore e la forza delle passioni, e ciò vi darà lume e aiuto per giovare alle vostre giovani nella riforma di sé medesime. Mentre vi frammischiate con loro, mostrando godere del divertimento, e procurando di renderglielo più dilettevole, siate quel sale che condisce il divertimento medesimo, sicché non resti scipito, intente mai sempre a rimoverne i pericoli e a cavarne vantaggio. La vigile sorveglianza sulla gioventù non può giammai esser abbastanza raccomandata, essendo della massima importanza. Dovete vedere tutto ciò che le giovanette fanno; udire quel che dicono; e se fosse possibile penetrare ciò che pensano, e sentire quel che sentono. Mentre stanno trastullandosi dimentiche di sé medesime, si lasciano facilmente conoscere e notomizzare, e per questo ancora è molto utile di lasciarle in una certa libertà di soggezione; e voi potete valervene con un esito felice assai. Vedete ove siavi debolezza e rafforzate, ove sia del soverchio e tagliatelo, e ove fosse mancamento rimediate: e tutto questo farete con gran profitto delle vostre giovani. Non fate però conoscere alle vostre affidate che sapete cogliere il destro che vi dà la ricreazione onde scoprirle agevolmente: guai! le rendereste sospettose, guardinghe e simulate, e voi perdereste il favorevole incontro di aver lumi e indirizzo per recare le vostre giovani a profittare nella virtù.
XLI. [Avvertenze intorno alle riferte] Non siate facili a permettere alle giovanette di riferire i fatti e detti altrui se non fosse in certe materie ove necessita pronto provvedimento. Nel caso che riferiscano non credete sì presto alle loro osservazioni, e meno se sono esposte con molta eloquenza: d'ordinario dove sonvi molte parole, evvi poca verità. Questa giusta diffidenza vi renda caute, ma non di soverchio sospettose, e non lasciate giammai trapelare alle giovani la vostra sospensione, che nol fareste senza gran pregiudizio, tranne il caso che le riferenti fossero conosciute bugiarde e malignuzze a molte prove. A queste anime mal foggiate sarà ben fatto dimostrare apertamente che non si crede, avendo esse colle loro bugie perduto il diritto di essere credute. Una tal mortificazione metterà facilmente in esse vergogna di esser bugiarde, e forse le moverà efficacemente a correggersi di un difetto che fa danno all'anima e alla riputazione; e può cagionare dissapori e disordini gravi assai.
XLII. [Le Figlie del Sacro Cuore sono chiamate alla coltura delle persone anche più discole] Nella coltura delle anime non tutti ordinariamente sono abilitati da Dio a tutte le mansioni: ma alcuni hanno forza mirabile per la conversione dei peccatori, altri riescono nella direzione delle anime provette; altri hanno una benedizione speciale per condurre le anime nel cammino più eminente della perfezione. Chi si mettesse in una mansione che non fosse la propria si dipartirebbe dalla ordinazione di Dio, e non potrebbe promettersi la divina benedizione. Difatto si sa di alcuni servi del Signore e molto illuminati, che avendo ricevuto grazia singolare per dirigere le anime perfette, erano poi limitati e scarsi di lumi, e privi di modi per sapersi avvicinare i peccatori e ravvederli de' loro errori. La vostra vocazione, o mie carissime, vi dà una grazia generale, e vi costituisce abili alla coltura di tutte quelle anime che alle vostre cure affida l'obbedienza, la quale non soltanto le giovanette buone e virtuose, o le giovani alquanto mondanucce vi dà a coltivare, ma sì ancora le giovani discole, sedotte e seduttrici. Con siffatte persone oh! come e quanto debb'esser industre, caritativa, paziente l'opera vostra! Non una volta si han mali tratti, sarcasmi e villanie per servigi, fatiche e carità lor prodigate. Ma vi sia caro e prezioso lo stentare, il sofferire e il consumarvi per tirare, se potete, a ravvedimento e a salute quelle poverette che vivono nemiche di Dio, ignare del cammino della virtù, in istato di dannazione, e in pericolo continuo di esservi precipitate.
XLIII. [Pericoli di restar sedotti dall'anime traviate che si vogliono convertire] Avendo a che fare con alcuna di queste traviate e perdute vi consultate bene con Dio e colla vostra Superiora, onde proceder rettamente con estrema prudenza e non dare un passo fuori di via. Avvertite che quelle creature finché non son tocche da Dio stanno sempre sull'ingannare: e per lusingare e far cadere nell'inganno hanno un'arte sopraffina che è loro tutta propria. Non aprono bocca che per mentire; giurano il falso cento volte in un fiato se possono, quando torni loro a verso e sia di loro interesse. Spacciano le calunnie con più facilità e franchezza di quello voi direste la verità conosciuta. san piangere, smaniare, cadere in deliquio, protestare, promettere a lor voglia e piacere: e giammai quanto mostrano è vero, sebbene il sappino colorire d'innegabile verità. [Il Fondatore] Mie carissime, dicea il Fondatore, quanto mi piaccio di veder le nostre care Figliuole con un'anima cotanto innocente e pura, altrettanto temo che in certe circostanze in cui si dovran trovare, sieno per la loro innocenza e semplicità tradite; ma soggiungea tosto: Iddio che è con loro saprà illuminarle e reggerle, se a lui esse ricorreranno. Dunque, mie carissime, orazione: certamente che se non sarete prudenti, ricorrendo all'orazione ed al consiglio, vi lascerete tirare da una semplicità, che non è quella si vorrebbe da voi: e diverrete credule, compassionevoli, premurose alla cieca cadendo nel laccio come leprotti, e quelle scaltre vi faran la festa. Ma se sarete prudenti, mercè l'aiuto dell'orazione e del consiglio, ascolterete senza adottare, vedrete senza credere; e vi moverete a pietà, non già per le lagrime e per le smanie di quelle misere, nè per quel che dicono e giurano, ma sì per quel che sono, anime prive della grazia di Dio, schiave del peccato e meritevoli d'inferno.
XLIV. [Ragioni per impegnarsi alla conversione delle anime più dissolute] Armate di vera prudenza e animate dalla forza e soavità dello Spirito di Gesù Cristo procurate insinuarvi nel loro spirito e nel loro cuore: e qui lavorate con mano maestra per ottenere bel bello e colla possibile dolcezza lo staccamento dal peccato e il ritorno a Dio. [Lett. ai Rom. C. 1. v. 14.] Vi conforti a ciò la riflessione dell'Apostolo:"Io sono debitore ai fedeli e agli infedeli; ai sapienti e agli ignoranti, ai Greci e ai Barbari". E si faceva tutto a tutti per guadagnare tutti a Cristo. Gesù Cristo medesimo disse:"Il sano non ha bisogno del medico, sibbene l'infermo". [S. Luca c. V v. 31] Per sostenere la vostra carità verso le povere giovani sedotte e traviate ponete mente a quel passo della Cantica, in cui lo Sposo dice alla Sposa:"Esci fuori, e pasci i tuoi capretti" [Cantica c. 1 v. 7] Nei capretti son figurati i peccatori. Vedete, mie carissime, , a chi indirizzò lo Sposo le premure della sua Sposa: all'anime peccatrici. E Gesù Cristo protesta di sé medesimo non esser venuto a chiamar i giusti, ma i peccatori. Non sdegnerete e ve ne disgusterete voi dunque, che siete le Figlie del suo cuore. no mai, mie dilettissime, che vi rendereste dissimili a lui e infedeli alla vostra vocazione. Per le peccatrici abbiate invece viscere di pietà e di tenera compassione, fomentando nel vostro cuore viva la brama di far guadagno di quelle povere anime. E beate voi se all'opera vostra fosse donata la lor conversione! Le pecorelle smarrite hanno un peculiar diritto alla vostra carità, essendo voi le Spose di quel buon Pastore che abbandona le novantanove agnellette fedeli, per girsene in traccia di una sola che ingratamente da lei si fuggi. Se voi non vi moveste in soccorso di quelle meschinelle forse perirebbero nel loro traviamento: imperocché, dove e da chi mai potrebbero esse sperare pietà e soccorso se in voi nol trovassero? In chi potrebbero presumere di trovare aiuto e appoggio maggiore che in voi, che essendo le Figlie del Cuore adorabile e pietosissimo di Gesù Salvatore dovete partecipare sì da vicino alla natura della sua carità, che il fece esausto di sangue per la salvezza dei peccatori? Abbiate dunque per le giovani peccatrici pietà e compassione, non mai vergogna e disprezzo. Voi vedete come sono, ma non sapete quali possono essere: e forse sono destinate a un'altissima santità. Il fariseo disprezzò la Maddalena conosciuta pubblicamente peccatrice: ma poi ebbe cagione di umiliarsi del suo disprezzo e arrossirne. E un Agostino, e una Maria Egiziaca, e una Pelagia, e una Margherita da Cortona e tant'altri che furono gran peccatori, e mercé un tocco salutare della grazia benedetta di Dio, e l'aiuto di qualche persona animata da vera carità perverranno a santità distintissima, e agguagliarono e forse avanzarono que' Santi che sempre si mantennero innocenti. Quindi mirate alle peccatrici che vi si presentano, anime, che sebbene tenute in dura e misera schiavitù dal peccato, pur sono capaci di divenire templi dello Spirito Santo, vasi di elezione e trofei della grazia. Quello che ponno diventare vi renda sollecite e premurose di rimuoverle da quel che sono, liberandole da quel nemico terribile che le trattiene. Serrano nel cuore il peccato, e mentre sta ivi il peccato Dio non può penetrarvi.
XLV. [Modo per riuscire alla conversione dei maggiori peccatori] Non le disgustate né le atterrite con esagerare la indegnità del loro stato e il loro pericolo, né le spaventate con minaccie di penitenza e di rigorosa riforma. Non si parli a prima giunta di tutto ciò: e si usi dolcezza e soavità come Gesù Cristo solea trattando co' peccatori. In che debba consistere questa dolcezza e soavità, che se è sempre utile, qui è necessaria, ve lo dica la vostra Superiora, colla quale consiglierete minutamente ogni passo, ogni parola che avete a fare o a dire. E altresì vel suggerisca al cuore la carità di Gesù Cristo di cui voi dovete essere esclusivamente investite, e che a tutte desidero e prego ardentemente. Amen.

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