Esortazione della md Provinciale

Quel buon profumo di umanesimo


Immersi nel bello architettonico dell’istituto Seghetti e avvolti dal profumo di nuovo umanesimo che attrae e spinge fin dal Convegno di Firenze, alla presenza della guida autorevole di Don Andrea Toniolo della Facoltà Teologica del Triveneto,ancora una volta si è parlato di educazione, intorno al tema “La responsabilità educativa alla luce dell’umanesimo cristiano”. Un gruppo di uomini e donne, più suore che laici, dediti a servizi di responsabilità educativa e amministrativa nelle scuole, nelle case – famiglia, nei convitti universitari delle FSCJ di tutta Italia, hanno cercato insieme di individuare, secondo la visione antropologica cristiana, di cosa si nutre il servizio educativo che non smette mai di interpellare soprattutto in questo tempo di crisi. Il Convegno di Firenze ha sottolineato come la questione antropologica, presente nella cultura contemporanea, potrà trovare soluzioni adeguate proprio attraverso la via dell’educazione, soprattutto se si riesce a creare una rete di istituzioni che, mosse da un’attenzione alla crescita e allo sviluppo, siano orientate verso un futuro sostenibile e umano. La questione della persona umana, oggi messa in crisi sia dagli sviluppi delle tecnoscienze, sia dal dominio planetario di una finanza “astratta” dalla vita concreta delle donne e degli uomini del pianeta, potrà ritrovare il posto che gli spetta di diritto poiché l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, è signore della terra?
All’educazione bisogna dedicare un’attenzione qualificata, non tanto perché viviamo in tempi di “crisi educativa”, ma perché senza educazione è impossibile crescere come persone umane. «L’educazione dell’uomo è un risveglio umano» ha scritto J. Maritain. Educare è la via che più di tutte contribuisce a costruire il “vero umanesimo”, perché «compito principale dell’educazione – come ci ricorda Maritain – è soprattutto quello di formare l’uomo, o piuttosto di guidare lo sviluppo dinamico per mezzo del quale l’uomo forma se stesso ad essere uomo».Don Toniolo ci ha accompagnato con tono riflessivo e passaggi chiari dentro il cuore della questione educativa segnata da tre elementi importanti:
-esperienza - tradizione - libertà
Nella scuola entrano con i ragazzi le situazioni belle e fragili delle famiglie, il pluralismo, il bisogno di relazione, la forza dirompente dei media, la fatica della disciplina, le domande di senso. La scuola è, e rimane ancora, uno dei luoghi di vita più importanti, anche se disorientata, esautorata, poco sostenuta economicamente. La scuola è il luogo privilegiato dove si fa esperienza di vita, dove non solo l’intelletto, ma anche il cuore, lo spirito, il corpo vengono interpellati con domande, pensieri, sogni, progetti. E’ un’esperienza di vita garantita dalla tradizione, depositaria di valori, di cultura, di saperi che hanno profumato la vita di chi ci ha preceduto e ne ha permesso la realizzazione come uomini e donne. Educare grazie a un quadro di riferimento carismatico che vuole la libertà della persona come unica e originale, non mai omologabile, perché animata da interessi e passione che la attraggono a realizzare ciò che già è, significa fare sintesi, dare compiutezza, dare testimonianza con umiltà, con disinteresse, nello spirito delle Beatitudini.
Educare è umanizzare, è prendersi cura dell’umano per portarlo a pienezza, è prendersi cura della persona, è sostenere e sviluppare processi di crescita e di innovazione a servizio delle persone e della società.
In un contesto dove viene messa in discussione, oltre al contenuto e al metodo, la stessa possibilità di educare, il compito educativo sembra essere divenuto più difficile. Ciò è ancora più evidente di fronte alla percezione diffusa che molti adulti sembrano aver rinunciato a proporre ai giovani significati e regole per vivere con responsabilità e libertà, per la comune difficoltà a superare la rigidità del passato e il permissivismo libertario che hanno caratterizzato la transizione di modelli educativi ormai desueti e ritenuti obsoleti.
Educare è orientare, è indicare mete e scopi per risvegliare la progettualità e sostenere la speranza di un futuro, è nutrire la vita , è mettere a disposizione della persona contenuti ed esperienze che la nutrono in tutte le sue dimensioni (corporea, cognitiva, motivazionale, affettiva e relazionale, religiosa…)
L’educazione deve tornare ad essere spazio privilegiato in cui si formano le persone alla libertà e alla responsabilità, ad una cittadinanza attiva e propositiva, a un pensiero che non è lontano dall’azione ma che motiva e fonda le piccole o grandi scelte quotidiane e della vita, nel presente e per il futuro e non si riduce a mero apprendimento di competenze, seppure soltanto cognitive e strumentali o tecniche. Gli sguardi pensosi, i pensieri vibranti …. in compagnia di Gesù Cristo unico faro dell’azione educativa, possiamo..dobbiamo riappropriarci del dialogo nell’alleanza educativa scuola-famiglia consapevoli che la cifra che contraddistingue la vera azione educativa è la Grazia di Dio.
Elena Toso
Istituto Seghetti - Verona

Le ragazze di RECANATI si ritrovano dopo 40 anni

CI FACCIA LA PASQUA

CI FACCIA LA PASQUA!

…… , la festa di Pasqua è vicina. Ci prepariamo a “fare Pasqua”, come dicono in molti, come ha esclamato Cristo, sussurrando il suo desiderio di godere la presenza dei discepoli alla Festa, dove si farà servo e agnello.
C’è sangue intorno a noi, ma non è quello che salva.
Ascoltiamo degli attentati a Bruxelles, dell’incidente a Tarragona, della morte in mare del nostro Mark, tra una settimana nascerà la sua prima bambina. Lo stesso mare si sta prendendo altri.
Ci sono tristezza e angoscia, e ci sembra lontana l’esultanza pasquale. Ce la faremo a “fare Pasqua”?
Dubitiamo, e invochiamo che sia la Pasqua a “fare noi”. Sappiamo che significa “passaggio” ed è proprio questo che desideriamo ardentemente: che si possa essere trasformati, diversi, migliori, comunque nuovi.
Cuori che rinunciano alla vendetta, intelligenze che preparano progetti di pace, popoli che si muovono verso l’incontro e non coltivano più il mito del potere.
Chi sposterà per noi la pietra che non ci fa più passare, più vivere, più sognare?
Da soli non possiamo, forse insieme sì, ma non siamo nemmeno sicuri che l’unione faccia la forza.
Non sappiamo e non possiamo: non chiedeteci la parola, ci escono solo sillabe storte. Siamo a terra e volesse Dio che questa sia una buona notizia.
Perché potremmo farci plasmare di nuovo da Lui, sentire in faccia il suo Spirito, rinascere nuovi, dall’alto.
Ci arrendiamo, mano sulla bocca, seduti, coperti di cenere e di stracci.
Signore vieni veloce in nostro aiuto.
Non che finora tu non lo abbia fatto, solo che noi non abbiamo più ascoltato e nemmeno capito.
Siamo sempre i soliti, Signore, ma anche tu.
Abbiamo speranza che la tua Pasqua “ci faccia”, come ancora ci vuoi.
Sr Gianna Lessio

 

 

.. Pietre Vive...

 

 

 

 

 

 

Sorelle carissime,
al termine di un anno dedicato alla Vita Consacrata, a pochi giorni dal nostro “otto febbraio” e dall’inizio della Quaresima, trovo opportuno meditare e quindi con voi riflettere sulle Parole che Pietro scrive nella sua prima lettera al Capitolo 2, 4-5:

“ Stringendovi a Lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio,  per mezzo di Gesù Cristo.”

         Mi piace sottolineare il verbo “stringendovi” perché, mi pare, indica proprio il rapporto personale con Cristo iniziato con la consacrazione battesimale e suggellato con la consacrazione religiosa. Siamo “strette” a Lui, “pietra viva”, come figlie, come spose, per un motivo sublime: la costruzione dell’edificio spirituale che è ognuna di noi, che sono i nostri fratelli tutti.
        Certo, è lo Spirito che vivifica e santifica la comunità cristiana, la nostra comunità religiosa, ma Egli chiede che ci lasciamo condurre dal Suo soffio, che usciamo da noi stesse per incontrare ed accogliere l’altro, che vinciamo “l’indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio” che minaccia la pace. (cfr. messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace, N°4)
        E’ l’indifferenza che fa distogliere i nostri occhi dai fratelli che abbiamo vicino, che ci porta a pensare solo a noi stesse, a creare difese e quindi barriere, ma se la Parola che abbiamo meditato il mattino è conservata nel nostro cuore e diventa luce del cammino lungo la giornata, allora l’indifferenza si supera perché Dio è in noi, è con noi e ci apre al dono, rendendoci sempre più pietre vive capaci di offrire sacrifici spirituali graditi a Dio.
       La nostra Fondatrice scriveva: “Procura operare in uno spirito di totale sacrificio, considerandoti vittima offerta all'amore, per puro amore: unisci il sacrificio di te al sacrificio che fece di tutto sé stesso l'Agnello divino al Padre Suo per noi: offriti con Lui per la Società…” e aggiungiamo, per la Chiesa, per il mondo intero.
        I sacrifici che siamo invitate ad offrire a Dio sono «spirituali» perché resi possibili dall’azione dello Spirito e da esso animati. Costituiscono la nostra vita di cristiane – religiose che si esprime nelle opere di misericordia che in particolare quest’anno siamo chiamate a rendere concrete, visibili partendo dalle nostre realtà di comunità per riversarle su chiunque incontriamo.
     Un invito:
Al termine dell’anno dedicato alla Vita Consacrata e in prossimità della Quaresima, penso sia cosa buona, sempre in libertà di spirito, dopo aver pregato, condividere in Comunità, il bello e il nuovo che è maturato in noi lungo quest’anno e il modo in cui abbiamo orientato l’anno della Misericordia alla luce anche di ciò che ci suggerisce la nostra Fondatrice: «Quel caro Gesù che siete per ricevere non è solo grande, potente, sapiente, ma è altresì buono e misericordioso, e si piace di stare coi miserabili per esercitare la sua misericordia... Viene a voi colle mani piene di grazie, col cuore aperto e bramoso di versare i suoi tesori a chi ne ha uopo. Li domanda e li spera... Basta li vogliate e sono vostri...» (preghiere 03.ver/2.2., p. 2)

Augurandovi buon cammino e buona festa dell’inizio della nostra famiglia religiosa, vi affido, ci affidiamo alla protezione della nostra Fondatrice perché ci guidi e ci aiuti ad essere misericordiose.


Sr Lorenza Morelli fscj
Superiora Provinciale

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